Pescara, una rivoluzione annunciata

Il bilancio del ds uscente Guglielmo Acri che lascia a Pavone: «Il lavoro degli ultimi tre anni non va disperso. Giusta la scelta di Sebastiani di affidarsi a uno dei decani tra i direttori sportivi italiani. Marino e Cosmi? E' mancata la continuità, ma il gruppo non era inadeguato. La mia uscita? Programmata con la società e fisiologica. Ma il riscatto dei talenti in comproprietà sia la prima mossa per il futuro. Con il talento scuola Roma da assicurarsi anche l'altra metà del cartellino di Bjarnason, Rizzo e Ragusa».
Tullio Calzone
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Rivoluzione Pescara già avviata. E non solo per le novità societarie ufficializzate. Sarà l’ennesima delle ultime stagioni dopo l’indimenticabile promozione firmata da Zeman due anni fa. Ma stavolta non si ripartirà dal niente. Anzi. Se, dopo l’addio doloroso e scioccante di Zdenek per la proposta irrinunciabile ricevuta dalla Roma nell’estate del 2012, la società abruzzese fu costretta a ricominciare quasi da zero dal punto di vista tecnico, capitalizzando peraltro la cessione inevitabile di Verratti e subendo i distacchi di Immobile e Insigne, talenti entrambi non di proprietà, in questa circostanza sarà tutto diverso. Lo si è capito dall’intensa attività di relazioni che il patron Sebastiani ha iniziato ad alimentare. Tante le comproprietà da definire, alcune di primissimo profilo: Bjarnason, Ragusa, Caprari, Politano e Rizzo. Insomma, il materiale umano potenzialmente a disposizione per la prossima stagione non manca di certo. A condizione di non disperdere il lavoro di ricostruzione avviato negli ultimi due anni con Delli Carri e Acri.


DA ACRI A PAVONE - Proprio il ds capitolino, trascorsi importanti alla Ternana, alla Salernitana e al Bari, e in procinto di passare il testimone a Pavone, traccia un bilancio positivo che va al di là dei risultati del campo «Peppino è un uomo di calcio e tra i decani dei direttori sportivi italiani - sottolinea Guglielmo Acri -, un arrivo che rinforza la società e colmerà un ruolo senza il quale il Pescara sarebbe stata una società monca. La mia sostituzione? Fisiologica, con Sebastiani eravamo da tempo d’accordo che ci sarebbe stato un avvicendamento a fine stagione, dopo tre anni intensi. Come valuto questa esperienza in Abruzzo? Positiva. Dalla gestione Zeman nell’anno della A sino all’ultimo campionato che avremmo meritato di vivere da protagonisti. Ringrazio la società e la città di Pescara per questa opportunità che mi è stata data». Il riferimento è ad una squadra capace di arrivare al 3º posto prima della sosta natalizia e eclissatasi dopo 6 sconfitte consecutive con il successivo arrivo di Cosmi in panchina. Proprio il tecnico perugino ha più volte fatto riferimento all’inadeguatezza dell’organico del Pescara. «Non sono d’accordo con questa analisi che mi sembra molto parziale. - continua Acri - Piuttosto credo che il gruppo, nato con Marino e capace di competere per il vertice della classifica nel girone d’andata, con l’avvento del nuovo allenatore - scelto dalla società e dunque anche da me - abbia dato una risposta immediata ma poi può non aver soddisfatto le esigenze tattiche di Serse. A mio avviso i veri problemi sono scaturiti dall’andamento altalenante della squadra, provocato dai molti infortuni dovuti alla sfortuna ma probabilmente anche al cambio dei terreni di gioco per gli allenamenti a cui è stato sottoposto il gruppo, dal naturale al sintetico. L’impossibilità di contare su tutte le potenzialità della rosa ha menomato una stagione che poteva riservare grandi soddisfazioni. E’ l’unica amarezza che mi resta tra i tanti straordinari momenti positivi vissuti qui».

RAMMARICO VIVIANI - Un campionato ricco di contraddizioni ma che non va valutato unicamente dal punto di vista dei risultati, decisamente non all’altezza delle attese. In realtà, ripartire dopo una retrocessione e gestire dismissioni di calciatori non congrui alla B dal punto di vista dell’equilibrio economico è stata una delle difficoltà affrontate. «Alla fine era stato formato un gruppo, un mix di giovani ed esperti, giudicato da molti osservatori e addetti ai lavori, competitivo e affidabile. Il grande rammarico di non essere riusciti a trattenere un elemento del valore di Viviani, un talento su cui Sebastiani aveva giustamente investito e non a caso convocato da Prandelli per uno stage premondiale». Il futuro? «Aspettando anche Brugman, questa rosa va rinforzata, ma ci sono tanti giovani su cui puntare. A cominciare dalle prossime comproprietà». No, il Pescara non ricomincia da zero. Proprio no!


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