Cruz scende in politica: «Il mio aiuto ai poveri»

Julio Cruz si candida nel distretto dove è cresciuto: «Ho ritrovato la stessa povertà di quando ero partito. Voglio cambiare la vita della mia gente»
Cruz scende in politica: «Il mio aiuto ai poveri»© Twitter
Pietro Cabras
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Quando el Jardinero, Julio Cruz, è tornato a casa, in Argentina, erano trascorsi ventuno anni. Era partito, alto e lungo e pieno di sogni e di gol da realizzare, e gli avevano chiesto le foto ricordo, che allora non si chiamavano selfie ma erano la stessa cosa, e gli autografi: Julio aveva ancora 22 anni e aveva appena segnato 17 reti in 29 gare con la maglia del River Plate, il trampolino per il successo. Il Feyenoord lo aveva chiamato in Olanda, ed era cominciato il suo giro d’Europa, che ben presto era diventato il giro d’Italia: Bologna, poi Inter, infine Lazio. Poi, di nuovo, Argentina, il richiamo di casa. «E quando sono tornato ho ritrovato le stesse cose: la gente povera che era rimasta povera e che soffriva, le strade di terra, i fossati a lato con l’acqua, come venti anni prima. Ho trovato anche gli stessi vicini di casa, con la differenza che ora non lottano più perché sono anziani, e continua a non aiutarli nessuno, e sono rassegnati. Ma io no».

Julio el Jardinero anziché vivere di rendita ha deciso così di rimettersi in gioco. Dal calcio alla politica. A 40 anni si candida a “intendente” del distretto di Lomas de Zamora, a sud di Baires, scende in politica e racconta ai giornali argentini che il suo amico Bocelli gli ha detto “tu sei pazzo” ma che poi lo ha appoggiato. Il suo mentore si chiama Mauricio Macrì, è stato presidente del Boca per dodici anni, ora è leader del partito Propuesta Republicana che lui stesso ha fondato, e si è candidato alle primarie per la presidenza della Repubblica. «Vorrei fare ciò che lui ha fatto per Buenos Aires» ha spiegato Cruz. «Voglio ridare alla mia terra un po’ di ciò che ho ricevuto da lei. E la gente mi incoraggia e mi dice che posso essere diverso dagli altri politici». Il suo programma è riassumibile in tre punti: «La lotta per la sicurezza, la massima preoccupazione della mia gente. La sanità, perché ho saputo di gente che va al pronto soccorso e si sente rispondere “non possiamo, torni tra due settimane”. L’educazione: ci sono bambini che vanno a scuola solo per poter avere un pezzo di pane e un bicchiere di latte. Non si scherza con queste cose». Dal calcio europeo ha portato la fama che lo aiuterà nella campagna elettorale, «ma anche la consapevolezza che se si vuole raggiungere un traguardo, ci si riesce con costanza e sacrificio».


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