È morto G.B. Fabbri. Allenò il Vicenza dei miracoli

Aveva 89 anni, di S.Pietro in Casale (Bologna) è morto a Ferrara. In carriera allenò tra le altre Piacenza, Catanzaro, Ascoli, Spal, Cesena e Bologna
Furio Zara
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ROMA - Era del ’26, a marzo (l’8) aveva compiuto 89 anni. Malato da tempo, prostrato dall’addio all’amata moglie due anni fa, si è spento ieri Giovanbattista Fabbri, ma per tutti era Gibì, una persona per bene, un allenatore che ha scritto pagine di storie provinciali, lì – tra Vicenza e Spal, Ascoli e Cesena – dove il calcio una volta era soltanto genuinità e passione. Ha legato il suo nome al Real Vicenza di Pablito Rossi, la squadra che al calar degli anni ’70 portò prima in serie A e poi a sfiorare lo scudetto, arrivando seconda dietro la Juventus nel 1977-78. E’ merito di Fabbri se Paolo Rossi è diventato uno dei centravanti d’area più letali della storia del calcio italiano. Fu lui a cambiargli ruolo, spostandolo dall’ala destra – dove aveva cominciato – e piazzandolo – lui, così mingherlino e all’apparenza indifeso – in mezzo all’area di rigore. Era un tecnico all'avanguardia, fu tra i primi a capire la rivoluzione messa in atto dall'Olanda, tra i primissimi a giocare con una sola punta e con un movimnento continuo di terzini e ali. Da calciatore Fabbri era soprannominato «Brusalerba», perché con i suoi scatti fulminei, proprio quello faceva: bruciava l’erba. E’ stato un uomo di calcio per la bellezza di quarantotto anni. L’ ultimo suo impegno nel ’93, quando ha chiuso il triennio da direttore tecnico della Spal, la squadra cui è rimasto più legato tanto da farne la sua residenza: viveva infatti da tempo a Chiesuol del Fosso, una frazione alle porte di Ferrara.


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