Serie A, Mancini gongola: è il gruppo la vera forza dell'Inter

I nerazzurri sono primi in classifica con 36 punti e chiunque scenda in campo fa il suo dovere: il gruppo è la vera forza di questa squadra.
Serie A, Mancini gongola: è il gruppo la vera forza dell'Inter© LaPresse
Marco Gentile
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MILANO- Di solito si usa dire: “Squadra che vince non si cambia”. Ecco, questa equazione non funziona per l’Inter di Roberto Mancini che è stato profondamente camaleontico in queste prime 16 giornate di campionato, ha spesso cambiato gli interpreti della sua squadra, ma i risultati sono stati quasi sempre dalla sua parte. Quella di ieri sera è la vittoria numero 11 in campionato su un campo solitamente ostico per i colori nerazzurri.

ZITTITI GLI SCETTICI- Mancini, nel mese di novembre della passata stagione, ereditò la squadra di Mazzarri ed i risultati stentarono ad arrivare, tanto che ci si interrogava se l’Inter avesse fatto bene a puntare su di lui per la rinascita. Anche a gennaio, nonostante gli investimenti, la squadra faticava ad ingranare e ad assimilare il suo credo calcistico. Quei mesi, invece, sono serviti all’ex tecnico del City per inculcare nei calciatori una mentalità vincente e in estate è stato compiuto il capolavoro con una campagna acquisti mirata, lungimirante e intelligente: sono arrivati ben 10 giocatori che, tra più alti che bassi, hanno dato il loro apporto ed ora l’Inter è meritatamente in vetta alla classifica a quota 36 punti.

LA FORZA DEL GRUPPO- La vera forza di questa Inter sta proprio nel gruppo: coeso, forte ed unito verso un unico obiettivo: quello di tornare a primeggiare in Italia e di giocare la Champions League. Mancini è riuscito a tenere tutti i suoi giocatori sulla corda e chiunque venga chiamato in causa lo fa e bene, un po’ come successo ieri sera a Montoya, all’esordio assoluto in gare ufficiali. Nessuno, forse nemmeno Mancini, si sarebbe aspettato un’Inter prima dopo 16 giornate di campionato. Ora la squadra nerazzurra non si può più nascondere: puntare allo Scudetto è un obbligo, un po’ come affermato, al termine della sfida vinta contro l’Udinese, dal fuoriclasse montenegrino Stevan Jovetic. 


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