ROMA - «Con il presidente Corioni avevo un rapporto eccezionale, c'era un grande affetto tra di noi; lui mi sostenne anche quando corsi verso la curva atalantina, quel giorno in cui mi venne toccato il bene più caro di tutti, la mamma». A ricordare il compianto Gino Corioni è il decano degli allenatori italiani, Carlo Mazzone, che del Brescia di Corioni è stato l'allenatore dal 2000 al 2003.
CORIONI PRESIDENTE - Mister Mazzone, che presidente era Gino Corioni?
«Corioni era un presidente straordinario, perchè era innanzitutto una persona eccezionale. Era uno che sapeva stare vicino alla squadra ed aveva molto rispetto per gli altri. Tra di noi c'era un grandissimo rispetto reciproco e posso dire che ci volevamo bene. Sono molto contento di essergli potuto stare vicino negli anni di Brescia e lo era anche lui. La sua è davvero una grave perdita ed io sono molto addolorato. Posso dire che se n'è andato un amico».
LA CORSA SOTTO LA CURVA ATALANTINA - La sua corsa sotta la curva atalantina in quel derby del 30 settembre del 2001 è ormai consegnata alla leggenda. Cosa le disse Corioni in quella occasione?
BAGGIO E PIRLO - Mister, convinse Baggio a venire al Brescia e inventò Pirlo regista. Il Presidente Corioni l'ha mai ringraziata per questi due colpi?
«Corioni, aveva un'enorme fiducia per tutti quelli che lavoravano per lui e non gli serviva dire grazie. Con Baggio avevo un gran rapporto e lui si fidava molto di me e mi seguì volentieri a Brescia. Per quanto riguarda Pirlo, quando arrivai lui faceva la mezzapunta, ma gli avversari lo marcavano stretto. Lui aveva bisogno di essere rapido, agile, veloce nei pensieri e nelle intuizioni. Io lo portai centrale e leggermente arretrato, in modo che avesse il tempo giusto per pensare e per inserirsi. Già all'epoca era micidiale, infatti lo spostamento riuscì perfettamente. Lui mi ringraziò. Io risposi: Devo essere io a ringraziare te, sei tu che corri e giochi, io cerco solo di metterti nelle condizioni migliori per farlo».
GUARDIOLA - Pep Guardiola è uno dei migliori allenatori al mondo. Lui la considera uno dei suoi maestri. Lei si dà qualche merito per i successi del suo ex allievo?
«Con Guardiola ho un grande rapporto. Io conservo sempre il rispetto non per i calciatori ma per gli uomini. Lui con affetto e gratitudine continua a chiamarmi: "mister", a ringraziarmi...ed io: "tu non mi devi ringraziare, non mi devi niente. L'importante è che tra di noi ci sia la stima e il rispetto, punto e basta"».
Si vedeva già che sarebbe diventato un grande allenatore?
«Sinceramente c'erano tutti i presupposti, era intelligente e preparato. Io mi auguravo che si verificasse, è accaduto».