Malagò: Riforma Coni mostruosa, mi dimetterei. Giorgetti replica

Il presidente dello sport italiano: «Non rinuncio al marchio per chiamarci "sport e salute" come un centro benessere". La risposta: «Andiamo avanti»
Malagò: Riforma Coni mostruosa, mi dimetterei. Giorgetti replica© ANSA
5 min

ROMA - "Questa non è la riforma dello sport italiano, non c'entra nulla. Questo è un discorso in modo elegante di occupazione del comitato olimpico italiano". Lo dice il presidente del Coni, Giovanni Malagò, parlando ai membri del consiglio nazionale in corso in riferimento alla riforma del Coni contenuta nella bozza della manovra. "C'è una precisa, fortissima volontà della politica di oggi di trasformare il Comitato, il più prestigioso al mondo. Così diventiamo l'ultimo comitato olimpico del mondo, questo è sicuro, certificato, matematico. Conosco perfettamente la materia: nessun comitato al mondo si occupa solo della preparazione olimpica".

IL CAMBIO DEL MARCHIO SOTTO ACCUSA - "Come si può pensare di creare una società e chiamarla 'Sport e Salute'? Se clicchi su internet è tutto un proliferare di massaggi e centri benessere. Io devo rinunciare al tricolore e ai cinque cerchi del Coni, il marchio forse più prestigioso al mondo dopo la Ferrari, per il marchio 'Sport e Salute'? Ma vi rendete conto o no?". È lo sfogo del presidente del Coni, Giovanni Malagò, che ha riscosso una standing ovation dal Consiglio nazionale in corso. "Ma bisogna rimanere ragionevoli, realisti - ha quindi proseguito Malagò riprendendo la parola - non si devono fare battaglie inutili. Non c'è nessuna guerra. Ma non possiamo, in modo corretto, educato ed elegante, non raccontare la storia".

NON ABBANDONO LA BARCA MA COMBATTO - "Se questa riforma fosse iniziata a fine 2019 mi sarei dimesso contestualmente. E se dico che mi dimetto mi dimetto, ma io non abbandono la mia barca a cinque mesi dalle Olimpiadi. Non lo faccio, ma c'è una profonda illogicità in questo documento" - aggiunge - "Abbiamo fatto notare - ha poi precisato Malagò - che questa riforma non è applicabile nel 2019 e ci è stato risposto che è per il 2020: peggio mi sento, nell'anno delle Olimpiadi. Io sono stato eletto per essere presidente di un altro Coni: questo Coni non lo accetto. Il problema è mostruoso, clamoroso". "È un problema - ha concluso nel suo discorso durato quasi un'ora - che nessuno dei qui presenti e degli altri stakeholder meritava. Non so cosa succederà. Ci aggiorneremo il più possibile e oggi oltre a dire viva lo sport e viva l'Italia, dico anche viva il Coni".

LA REPLICA DI GIORGETTI: ANDIAMO AVANTI - "Ci sorprende l'atteggiamento del presidente Malagò che sa bene che l'autonomia dello sport non è in discussione": così Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e Simone Valente, sottosegretario ai rapporti col Parlamento, commentano la dura presa di posizione del presidente del Coni, Giovanni Malagò, contro la riforma del governo. "Molti sono con noi, ci incoraggiano ad andare avanti e così faremo con serenità", aggiungono Giorgetti e Valente, ribadendo che la riforma rispetta il contratto di governo. Il governo, in sostanza, intende andare avanti sulla via della riforma del Coni "con sobrietà, senza personalismi,sicuri di fare le scelte migliori per il bene dello sport italiano, che è l'unico obiettivo che ci poniamo". "Questo governo - conclude la nota congiunta di Giorgetti e Valente - non fa leggi a favore o contro le persone, Malagò compreso, ma rispetta il programma e il contratto che ha dato vita all'esecutivo. In questo senso stiamo prevedendo il coinvolgimento del Coni in quello che è il suo compito, cioè la preparazione olimpica e di alto livello".

LA CONTROREPLICA - "L'unica cosa che dico, e lo sanno bene sia Giorgetti che Valente, è che non è vero che è la volontà della legge rispettare il contratto di governo. E lo hanno ammesso anche loro con grande onestà". Lo dice il presidente del Coni, Giovanni Malagò, riferendosi alla legge di riforma del mondo del Coni a margine del Consiglio nazionale del Coni andato in scena a Palazzo H. È la risposta ai sottosegretari Giorgetti e Valente, che in una nota congiunta hanno ribadito che la riforma rispetta il contratto di governo. "Il contratto di governo - spiega Malagò - dice assolutamente il contrario: di fare ulteriori controlli, avere una 'condivisione' sia sui criteri che sulle scelte dell'individuazione delle persone. Io ero tranquillo proprio perché c'era il contratto di governo. Questo non è il contratto di governo". Il consiglio ha dato a Malagò il mandato a "continuare il dialogo con il governo con l'obiettivo di preservare l'autonomia dello sport italiano, richiedendo di valutare nuovamente il testo della norma, e in caso, di differirne l'adozione per poter tenere conto di quanto emergerà all'esito del tavolo bilaterale di approfondimento della materia, aperto anche a una analisi globale e condivisa dell'ordinamento sportivo italiano".


© RIPRODUZIONE RISERVATA