Poborsky ricorda la malattia: «Se fossi arrivato solo un giorno dopo in ospedale...»

L'ex centrocampista della Lazio si racconta in un'intervista al quotidiano The Guardian e ricorda la sofferenza nell'estate del 2016 quando ha rischiato di morire per un'infezione al cervello
Poborsky ricorda la malattia: «Se fossi arrivato solo un giorno dopo in ospedale...»© PA
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ROMA - "Se fossi arrivato in ospedale un giorno più tardi, quest'intervista non sarebbe mai uscita". Karel Poborsky, ex centrocampista della Lazio, racconta in un’intervista al quotidiano inglese The Guardian il dramma della sua malattia nell’estate del 2016 che avrebbe potuto ucciderlo. "Arrivai in ospedale troppo tardi per capire l’origine dell’infezione, mi misero in coma indotto. Dopo il risveglio mi chiesero quale fosse il mio nome ma tutti i miei muscoli facciali erano paralizzati, era un’infezione al cervello. Ho trascorso tre settimane in quarantena sotto potenti antibiotici", spiega Poborsky che ricorda, inoltre, come in quel periodo non riuscisse a mangiare e teneva sempre gli occhi chiusi perché particolarmente sensibile alla luce. "Ero molto spaventato", evidenzia l’ex nazionale ceco.

LE ORIGINI DELLA MALATTIA - Poborsky spiega al Guardian che ancora adesso non è del tutto chiaro quali fossero state le cause della sua malattia. Una delle teorie più supportate addebitano l’origine a un batterio presente nella sua barba incolta trasmettendogli la malattia di Lyme.

LA FINALE DI EURO 96 E L’APPRODO ALLO UNITED - Poborsky è stata una delle bandiere della Repubblica Ceca degli anni ’90, nazionale con cui ha sfiorato la conquista dell’Europeo del 1996 giocatosi nel Regno Unito. L’ex centrocampista ceco ricorda un episodio durante quell’estate che rivoluzionò la sua carriera. Prima dell’ultimo atto di Euro ’96 l’allora allenatore del Manchester United, sir Alex Ferguson, si recò a Preston nell’hotel dove soggiornava la nazionale della Repubblica Ceca per chiedere a Poborsky se fosse interessato a trasferirsi allo United. "Ovviamente ho risposto di sì", ricorda il ceco che aggiunge "non appena ascoltò la mia risposta, lui andò via. Un mese dopo giocavo a Manchester". E sull'impresa sfiorata dalla Repubblica Ceca in quell'edizione dell'Europeo ricorda: "Prima della finale contro la Germania, sentivamo che tutta l’Inghilterra era dalla nostra parte perché i tedeschi li avevano battuti in semifinale".


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