Santoro si astiene, Palermo senza giusto processo

Dopo la pesante penalizzazione subita dal Tribunale Federale Nazionale e la retrocessione all'ultimo posto in classifica, la Corte Federale d'Appello rinvia il giudizio nel merito al 29 maggio, il giorno precedente la finale d'andata dei plyaoff
Santoro si astiene, Palermo senza giusto processo
di Tullio Calzone
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ROMA - Scintille, accuse, parole grosse. Volano gli stracci, ma non arriva nessuna sentenza. Si apre e si chiude in un attimo il processo al Palermo fissato per ieri alle 16,30 dinanzi alla Corte Federale d’Appello e non celebrato, complice un clamoroso colpo di scena. Il presidente Sergio Santoro si presenta in aula con la copia di un articolo di giornale che rilancia un’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma dello scorso inverno per una presunta corruzione in atti giudiziari a suo carico, accusa scaturita da una maxi indagine su un possibile «sistema» di compravendita di sentenze al Consiglio di Stato, massimo organo della giustizia amministrativa. Un motivo sufficiente a farsi subito da parte. «Non sono nelle condizioni di tranquillità per poter giudicare e preferisco astenermi». Il giudice avrebbe accompagnato la sua scelta, motivata dalla “sussistenza di gravi ragioni di convenienza”, con parole poco gradite e che non sono state lasciate cadere nel vuoto dai legali del Palermo, evidentemente danneggiati dal rinvio. E che, sentitisi chiamati in causa, hanno reagito con fermezza, mentre altri avvocati hanno subito abbandonato l’aula, incassando a proprio favore il rinvio del giudizio nel merito. Oltre al Benevento, legittimamente terzo interessato, e ammesso in giudizio sin dal primo grado, si erano costituite sia la Salernitana che la Serie B e non sono mancati battibecchi dialettici tra il difensore della Lega e il Palermo.

ORDINANZA - Sciolta l’udienza, è arrivata anche l’ordinanza della Corte che, considerata l’astensione del presidente Santoro, nonché l’assunzione della presidenza del Collegio da parte del professor Paolo Cirillo, e acquisita la disponibilità del giudice Luigi Caso (presidente della Prima Sezione) a farne parte, ha disposto di aggiornare l’udienza al 29 maggio, ore 16,30, per consentire l’esame degli atti del processo. Insomma, niente giudizio nel merito per il Palermo, accompagnato a Roma da oltre 200 tifosi pronti a chiedere giustizia dopo aver inveito contro la Lega di B ritenuta colpevole di aver dato il via ai playoff dopo la sentenza del TFN e contro Claudio Lotito immaginato come l’ispiratore del tanto contestato Direttivo che ha portato alla cancellazione dei playout solo per salvare la Salernitana di sua proprietà. Un argomento, quest’ultimo, divenuto incandescente già nella mattinata dopo la sospensiva ottenuta dal Foggia al Tar del Lazio in merito.

LA LUNGA ATTESA - Finito alla sbarra per gravi reati commessi dalla società di Zamparini dal 2015 al 2018 (eppure iscritto dalla Covisoc a un campionato di A e a due di B) e condannato alla retrocessione all’ultimo posto in classifica dal Tribunale Federale Nazionale al termine dell’ultima stagione regolare, il club rosanero vede così prolungarsi l’attesa. Ma il nuovo colpo di scena non facilita il raggiungimento dell’obiettivo a cui punta la nuova proprietà: l’annullamento dei playoff, giunti alle semifinali d’andata, e il ripristino della classifica con il Palermo al terzo posto. Tuttavia gli scenari si moltiplicano di ora in ora e non si possono escludere altre clamorose soluzioni, anche una penalizzazione afflittiva sino al punto di obbligare i rosanero a disputare i riabilitati playout. Ecco perché dopo l’aggiornamento dell’udienza, la società, presentatasi compatta a Roma in Corte, ha diramato un comunicato che commenta con rammarico la scelta del giudice Santoro perché ancora una volta il Palermo non è riuscito «ad ottenere tempestivamente risposta alle proprie istanze, per motivi estranei al procedimento in cui si trova coinvolto. La decisione del presidente aggrava ulteriormente la posizione della società, che si trova a subire un altro ritardo nella definizione della vicenda». Il Palermo annuncia che alla nuova udienza «ribadirà con forza le proprie ragioni, per far valere i diritti del club e della città, convinto di potere ribaltare l’ingiusta sentenza del TFN».

MALAGO’ - A Palermo per le celebrazioni organizzate in occasione del 27º anniversario della strage di Capaci, anche il numero uno dello sport italiano Giovanni Malagò ha parlato del “caso Palermo” senza ovviamente entrare nel merito. «Dispiace se c’è una piazza che dalla mattina alla sera si ritrova senza il suo percorso sportivo e senza il diritto di giocare in una categoria. Ma le sentenze della giustizia sportiva vanno rispettate. Riforme? Nell’ultimo Consiglio Nazionale abbiamo deliberato nuove norme che entreranno in vigore dalla prossima stagione». Tardi, forse, per il Palermo che non sa dove giocherà e se giocherà!


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