Rosario Sur, dove Messi era ancora Lio

Nostro giro del mondo attraverso paesi, strade, cortili e campi di calcio dove hanno cominciato a giocare i campioni. Un viaggio che non poteva non partire da Rosario, Santa Fe, Argentina. La casa di Leo Messi
Rosario Sur, dove Messi era ancora Lio
Pietro Cabras
3 min
Tagscalcio

Los Fonavi, li chiamano in Argentina. Fonavi, che è l’acronimo di Fondo Nacional de la Vivienda, è il progetto di sviluppo creato nel 1972 in Argentina per contrastare l’emergenza casa nelle classi più deboli. Palazzoni alti e grigi, tutti uguali, a creare quartieri in serie, dalla Patagonia ai confine Nord. A Rosario, il quartiere Fonavi non è distante dal grande fiume e una delle arterie che lo percorre si chiama Sanchez de Thompson, intitolata alla grande patriota argentina dell’Ottocento nella cui casa fu cantato per la prima volta l’inno nazionale, la Marcha Patriotica. Al numero 201, uno dei tanti spiazzi è diventato il campo del Club Grandoli e anche qui c’entra la gloriosa storia patria: Grandoli è stato un combattente di nome Mariano, eroe di Rosario passato alla storia con il soprannome di di Abanderado, perché morì portando la bandiera a 17 anni, a metà dell’Ottocento.

Nell’anno 1992 con il Club Grandoli giocano i fratelli Matias e Rodrigo Messi. Aparicio, l’allenatore delle giovanili, un giorno organizza una partita per i più piccoli e quando fa la conta si accorge che manca uno ad arrivare a sfidare il Deportivo Amanecer, altra squadra della periferia Sud di Rosario. La nonna con ardire si fa avanti e dice che fuori c’è il nipote più piccolo: può giocare lui. Lo porta sempre con i fratelli e Lio - come lo chiamavano allora, non Leo - guardava fintamente distratto, prima di tornare a casa ad allenarsi a tirare contro il muro, al numero 505 di calle Estado de Israel, due chilometri e mezzo più a Ovest.

La mamma, Celia, non è d’accordo: dopo trattativa frenetica, si ottiene che il bimbo, cinque anni, giochi vicino alla linea laterale in modo che Celia possa intervenire subito in caso di problemi. Maglia arancione che arriva alle ginocchia, Lio lascia sfilare la prima palla, che gli passa vicino al piede destro. Aparicio guarda la tribuna, interdetto. La palla successiva, accanto al sinistro, Lio la ferma. Poi parte, dribblando tutti. Oggi il muro di cinta del club Grandoli è coperto da un murale che celebra il giocatore più forte del mondo.


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