Auguri esauriti
Domani è Natale e per un giorno o soltanto poche ore saremo tutti più tolleranti e sopportabili. Da giovedì, di nuovo frustrati, invidiosi, incazzati, perdenti. Perduti. E’ il momento degli auguri, alcuni sinceri, altri meno: siamo pur sempre esseri umani. Auguri innanzitutto a chi negli ultimi mesi mi (ci) ha impartito straordinarie lezioni di vita e di giornalismo (più sui social che sulla carta, per la verità). Auguri a chi ha capito, a Michele Serra e Fabrizio Bocca, Antonio Padellaro e Gianni Mura, Pietro Senaldi e Tony Damascelli, Michele Brambilla, Alessandro Di Battista, Giuseppe Cruciani e tanti altri.
Auguri anche a chi mesi fa mi diede del traditore nonostante non avessi tradito l’amico, né le sue confidenze. Auguri a chi ha utilizzato quell’episodio per rifarsi sulla mia pelle una verginità non solo televisiva. Auguri a chi ci ha accusato di razzismo per un titolo che i più lucidi hanno definito probabilmente incauto ma che fino a poco tempo fa sarebbe stato addirittura apprezzato, pensate – molti l’hanno considerato “geniale”. Il dio del buonsenso e del sorriso protegga il più illuminato pensatore del decennio, Checco Zalone, il quale ha appena ricordato che «siamo vittime della psicosi del politicamente corretto». «L’esasperazione crea discriminazione» ha aggiunto Imma Battaglia, «e aumenta l’odio».
Auguri ai due scomunicatori di Roma e Milan che in tempi diversi ho preso a maleparole ma che non considero responsabili della “campagna simpatia” nei confronti di questo giornale, figlia esclusivamente delle critiche ricevute dai loro capi su gestione (Gazidis) e Monchi (Pallotta con il ds è stato più duro di noi): sono dei dipendenti e rispondono, come tutti, a chi li paga. Che poi l’abbiano fatto volentieri, è un altro discorso («le antipatie violente sono sempre sospette e tradiscono una segreta affinità», è una citazione: è Hazlitt).
Auguri a Conte che la butta sul personale: no, Antonio, non avevo letto quella benedetta-maledetta mail nella quale si dava dell’esaurito all’allenatore, ma dal 1979 mi fido di Italo Cucci e da qualche mese di chi ha passato la pagina: “Post” è una palestra di democrazia e libertà d’opinione frequentata da interisti e juventini, bolognesi e milanisti, napoletani e romanisti e laziali. Ce n’è per tutti i cuori e i fegati. Se ho intervistato Salvatore Francesco F., 70 anni, l’autore, è soltanto perché lo dovevo ai lettori e alla redazione, dal momento che qualcuno aveva ipotizzato che la mail fosse falsa. Materia da querela.
Auguri al conflitto di interessi, il morbo del secolo, che mina l’autonomia di alcuni colleghi televisivi condannati ad assecondare non tanto il potente quanto il presidente. Auguri ai numerosi allenatori partenti e a quelli in arrivo, uomini come bambini, tristi senza panettone e appassionati di colomba. Auguri soprattutto ai tanti lettori che se ne fregano delle beghe tra giornalisti e continuano a leggerci con passione o spinti dall’emozione. A loro chiedo scusa per lo spazio che ho sottratto al trionfo della Lazio di Simone, Lotito e Tare, ai progressi della Roma di Fonseca, al rilancio del Napoli, al primato dell’Inter (Conte tecnico impareggiabile, quante volte l’abbiamo santificato, e qui mi fermo), al lavoro non semplice di Sarri, allo spettacolo di calcio offerto da Gasperini e soprattutto a Sinisa, amico che non ho mai perduto: purtroppo il 13 luglio commisi un clamoroso errore di presunzione pensando di essere, per lui, diverso dagli altri. E non lo ero, non lo sono. Ho pagato un prezzo troppo alto. Prometto che da venerdì continueremo a informare, raccontare, celebrare, titolare e criticare: è il nostro lavoro. Auguri esauriti.
