Incredibile Nicchi, l'ultimo colpo di genio

In chiara diffcoltà, il presidente Aia si inventa la riunificazione delle categorie arbitrali
Incredibile Nicchi, l'ultimo colpo di genio© ANSA
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"Allo studio due nuovi progetti organizzativi" fa sapere l’Associazione italiana Arbitri in una nota del pomeriggio di ieri. E sarebbe una notizia, anzi due, in un mondo allergico ai cambiamenti, non solo perché chi lo guida, Marcello Nicchi da Arezzo, è in carica dal 2009 e si sta adoperando per confezionare un quarto mandato. «Nell’ambito della volontà riformatrice con cui la Presidenza Federale ha aperto il tavolo per la riforma dei campionati, l’Aia vuole partecipare, con le proprie competenze, a questo progetto innovativo dando il via ad un processo di riforma degli organi tecnici nazionali, che parta dall’accorpamento delle attuali Commissioni arbitrali di vertice, e si estenda ai modelli organizzativi delle nuove Commissioni arbitrali nazionali, destinate nel prossimo futuro ad operare in tre ambiti: i campionati professionistici, i campionati nazionali dilettanti e il calcio a 5/beach soccer».

In realtà, il comunicato nasconde un’intelligente mossa politica. Nicchi, in chiara difficoltà non solo presso l’opinione pubblica ma anche all’interno dell’associazione, sta ipotizzando la riunificazione di tutte le categorie professionistiche (A, B e C) dopo essere stato lui stesso ad autorizzare nel febbraio 2010 la divisione degli arbitri.

In sostanza si propone egli stesso come “salvatore della patria”, dieci anni dopo aver avallato quello che gli addetti ai lavori vedevano come un suicidio tecnico. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e ringraziamo il VAR che ha ridotto considerevolmente il numero di errori.

Perché questa mossa? Perché in tal modo promuoverebbe di fatto centinaia di arbitri, assistenti, osservatori dalla Can B e dalla Can C in una nuova Can unica, con la conseguenza che (quasi) tutte le sezioni avrebbero almeno un proprio associato nella commissione più importante.

Politicamente geniale, inutile nasconderlo, perché l’opinione pubblica non sa che il presidente dell’Aia viene eletto proprio dai presidenti di sezione e dai delegati (che, rispetto al passato, saranno in numero nettamente minore dato che gli stessi sono in proporzione agli associati, nell’ultimo mandato di Nicchi diminuiti di quasi 5000 unità). E casualmente le elezioni per il nuovo presidente sono in programma quest’anno, tra settembre e ottobre.

Perché non muoversi due anni fa, periodo nel quale emersero con drammatica evidenza i problemi tecnici nelle massime categorie? La risposta è tanto banale quanto difficile da cogliere per chi non abbia contezza del funzionamento della politica associativa e del peso dei voti delle varie sezioni. 


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