Coronavirus, l'ex Juve Iaquinta denuncia: Mio padre in carcere così

L’ex attaccante si rivolge su Instagram al premier Conte e al ministro Bonafede pubblicando la piantina del penitenziario di Voghera: “Come si fa a mantenere la distanza di sicurezza?”
Coronavirus, l'ex Juve Iaquinta denuncia: Mio padre in carcere così
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"Partendo dal presupposto che mio padre è innocente. Questo è un disegno di una cella del carcere di Voghera. Come si fa a mantenere la distanza di sicurezza?”. La denuncia è di Vincenzo Iaquinta che sul proprio profilo Instagram ha pubblicato la piantina della prigione in cui è recluso papà Giuseppe, condannato a 19 anni per associazione mafiosa. La domanda che l’ex bianconero si pone è direttamente rivolta al premier Conte e al ministro della giustizia Bonafede. Quello delle carceri, nelle settimane di emergenza Coronavirus, è un tema abbastanza caldo: Iaquinta lancia un messaggio di preoccupazione perché convinto della difficoltà di mantenere le giuste distanze di sicurezza. 

Il famoso sfogo di Iaquinta

L’ex attaccante di Juve e Udinese, campione del mondo con l’Italia nel 2006, era stato condannato in primo grado a due anni per una irregolare custodia d'armi nel processo di ‘Ndrangheta Aemilia e in occasione della lettura del dispositivo si era lasciato andare a un duro sfogo: “Vergogna, ridicoli. Il nome 'ndrangheta non sappiamo neanche cosa sia nella nostra famiglia. Non è possibile. Andremo avanti. Mi hanno rovinato la vita sul niente perché sono calabrese, perché sono di Cutro. Io ho vinto un Mondiale e sono orgoglioso di essere calabrese”. Nel luglio del 2019 una nuova sentenza lo aveva poi ritenuto estraneo all’associazione mafiosa. La sua estraneità - le motivazioni dei giudici - alla associazione mafiosa e lo strettissimo rapporto personale con il padre lasciano il dubbio che egli non abbia agito nel perseguimento della finalità tipica contestata bensì al solo scopo di aiutare il padre", una figura "strategica all'interno del sodalizio criminoso". 


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