Fiorentina 1955/56-Fiorentina 1968/69 3-1: che Julinho, che Montuori. Maraschi gol non basta

La classe cristallina dei due sudamericani trascina la Viola del primo scudetto a un netto successo. Segna pure Virgili E De Sisti & co. applaudono
Fiorentina 1955/56-Fiorentina 1968/69 3-1: che Julinho, che Montuori. Maraschi gol non basta
Alberto Polverosi
5 min

Solo un miracolo poteva evitare la sconfitta della Fiorentina del secondo scudetto di fronte alla Fiorentina del primo scudetto. La differenza di qualità pura e di personalità si è vista subito. La Viola degli anni Cinquanta era una squadra in continua crescita, tecnicamente ogni anno più forte, tant’è vero che anche dopo il campionato dello scudetto, quando Julinho vinto dalla nostalgia tornò in Brasile, al suo posto venne chiamato Kurt Hamrin, miglior marcatore della storia della Fiorentina nelle gare ufficiali con 179 gol prima dell’arrivo di Batistuta che lo superò arrivando a 203. Con la stessa impalcatura di quella grande stagione, la Fiorentina si piazzò al secondo posto per quattro anni di fila. Era fortissima e bellissima. Aveva la classe di Rosetta (che a metà campionato lascerà il posto a Orzan per un brutto infortunio), lo slalom travolgente di Julinho, l’elegante efficacia di Segato, la fantasia di un 10 strepitoso come Montuori, la potenza di Pecos Bill Virgili che segnerà 21 gol, finendo al terzo posto nella classifica dei cannonieri alle spalle di Pivatelli e Nordahl. Aveva poi un portiere, Giuliano Sarti, che anticipò di mezzo secolo la posizione: non restava più inchiodato sulla linea di porta ma avanzava fino al limite dell’area e «i palloni lunghi li lasciavamo passare perché sapevamo che dietro c’era lui a chiudere lo spazio», racconterà Beppe Chiappella, altro elemento tattico di quella stupenda squadra forgiata da Fulvio Bernardini. L’attacco era suggestivo, ma la sua forza era la difesa: in 34 partite subì appena 20 gol.

UN’EPOCA - La Fiorentina 55-56 era stata costruita nel tempo, con uno o due acquisti ogni stagione, fino a raggiungere la perfezione del ‘56. Nei sei campionati precedenti allo scudetto solo una volta era scesa sotto il 5° posto. Fu pure la prima squadra italiana a giocare la finale di Coppa dei Campioni al Chamartin di Madrid contro il Real di Di Stefano e Ardico Magnini giura da sempre che quel fallo su Mateos, che costò ai viola il rigore dello 0-1, lo aveva sì commesso, ma fuori area.

LA PARTITA - La squadra di Pesaola si è battuta con le sue armi migliori, l’organizzazione, la solidità, la tecnica del suo centrocampo diretto da un regista moderno come Picchio De Sisti e arricchito dalla padronanza tecnica di Claudio Merlo. Ma nonostante che per tutta la stagione si fosse rivelata fortissima, la difesa non poteva reggere l’urto di fenomeni come Julinho, Montuori e Virgili. Ci hanno provato il roccioso Maraschi e il brasiliano Amarildo nel primo tempo, il più rapido e intraprendente Chiarugi nella ripresa, giocatori che per tutta la stagione hanno garantito un rendimento elevato. Al massimo dello sforzo fisico, la Fiorentina 68- 69 era riuscita anche a pareggiare a inizio ripresa, ma poi ha ceduto di schianto.

GOL CAPOLAVORO - La Fiorentina di Bernardini è andata in vantaggio con uno dei famosi attacchi di Julinho, un’ala che parte dalla linea di metà campo e, duettando con Montuori, arriva alla conclusione. E’ andata così anche stavolta: discesa del brasiliano, tringolo con Miguel Montuori, botta secca dal limite. Maraschi ha pareggiato a inizio ripresa, in fondo a un’azione avviata con il tempo esatto da De Sisti, proseguita da Merlo, rifinita da Chiarugi e conclusa di potenza da Maraschi. La Viola del primo scudetto si è scatenata e per Picchio e compagni è stata notte fonda. Julinho era incontenibile, Rogora non poteva tenerlo, e lo stesso va detto per Montuori che mandava fuori giri la coppia Brizi-Ferrante, impegnata a contrastare anche Virgili. Montuori ha segnato il 2-1 dopo un dribbling secco su Brizi, con palla all’incrocio. Virgili ha chiuso il conto alla sua maniera, di potenza.

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