Juventus 2013/14-Juventus 2018/19 2-1: Chiello&Leo allo specchio. Decide Tevez, meglio di CR7

Sfida Chiellini-Bonucci contro se stessi cinque anni dopo. Difesa a tre con Conte, a quattro con Allegri. Due gol dell’argentino, per Cristiano soltanto un rigore
Juventus 2013/14-Juventus 2018/19 2-1: Chiello&Leo allo specchio. Decide Tevez, meglio di CR7
Massimo Perrone
4 min

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Chiellini guarda dall’altra parte del campo e riconosce un nasone, il suo. Che strana partita, Juve contro Juve. Ma non Sivori contro Platini oppure Boninsegna contro Vialli, no, le ha già lette sul giornale, il Chiello, quelle sfide impossibili, stavolta deve giocare contro se stesso, e con lui c’è Bonucci, mentre gli altri sono cambiati, ma sempre compagni restano. Compagni, sì, nella sua Juventus che ha vinto 8 scudetti consecutivi, e non c’era mai riuscito nessuno, Juve che veniva dalla serie B, e lui c’era, e poi da due campionati sul podio ma a zero titoli, e lui c’era, e addirittura, continuando a ricordare, da due settimi posti, e lui c’era, naturalmente, finché era arrivato in panchina Antonio Conte, il vecchio capitano bianconero. Uno che aveva smesso di giocare nell’aprile 2004, perdendo 3-2 a San Siro contro l’Inter, quando il Chiello non aveva ancora compiuto vent’anni, stava in serie B col Livorno e faceva finta di essere un bomber, visto che nel mese precedente aveva segnato 3 gol in 4 partite.

La coppia

Chiellini si guarda intorno, fa sempre coppia con Bonucci, naturalmente, loro due sono quelli che per Mourinho dovrebbero insegnare ad Harvard l’arte del centrale difensivo, ma da una parte del campo non ha ancora trent’anni, è il campionato 2013/14, sta giocando con la difesa a 3, mentre dall’altra sono passate 5 stagioni, la difesa è a 4, ai lati ci sono Cancelo e Alex Sandro, accomunati dalla lingua portoghese e dal fatto che dalle loro parti passa qualche spiffero in più, e non c’è Barzaglione ad aiutarli a coprire. Si sente più sicuro col 3-5-2 di Conte e con quei compagni, perché sa che Lichtsteiner e Asamoah daranno sempre un’occhiata dietro, e che Vidal avrà mazzate per tutti, prima di rilanciarsi ad assaltare l’area avversaria, benedetto cileno. E poi c’è Pogba, nel suo campionato più continuo, perché 36 presenze le ha fatte solo in questo 2013/14. E c’è il professore, naturalmente, come avrà fatto il Milan a lasciar andare Pirlo, mah, bisognerebbe chiederlo proprio all’altra panchina, perché in rossonero c’era Allegri quando hanno sbolognato Andrea. Aspetta un po’, all’altra panchina o alla mia?, perché io sto giocando di qua e di là, che strana partita...

Top player

Davanti a Chiello dall’altra parte c’è un Pallone d’Oro, arrivato a Torino a miracol mostrare e (quando vuole lui) a scambiarsi la posizione con Mandzukic, con Dybala sempre a destra. Mentre di qua c’è Tevez, uno che non ha granché da invidiare a Ronaldo, perché in due campionati a Torino, tolti i rigori, ha segnato 36 gol contro i 30 (fi nora) di quello lì, il rinomato Pallone d’Oro, e in tutt’e due quelle stagioni la Juve ha avuto il miglior attacco, cosa che nella striscia di 8 scudetti è successa solo con lui, l’Apache. La miglior difesa? Beh, quella era nostra 8 volte su 8, non ve lo devo dire io, Chiellini, no?

A segno

Insomma, vinciamo noi. Noi, quelli col martello-Conte, intendo. Con una doppietta di Tevez, stessi minuti dell’ultima di quel campionato lì (al Parma), e nella stessa maniera: fuga sulla destra dalla trequarti e diagonale chirurgico, poi un tap-in dopo un tiro di Vidal respinto da Szczesny. Il gol lo prendiamo su rigore, ce lo fischia contro Rizzoli, come quando perdemmo a Firenze da 2-0 per noi, sì, lo so, è l’unica volta che alla Juve è capitata una roba del genere nella sua storia e ancora mi rode. Lo segna Ronaldo, naturalmente, perché quelli li sa tirare, alla Juve ne ha sbagliato solo uno, le punizioni decisamente meno, dài, anche in questa partita ne ha sballate un paio, e meno male che non le ha lasciate a Dybala, altrimenti avremmo rischiato i supplementari...


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