Bologna 1963/64-Verona 1984/85 1-0: Pascutti non perdona, per Garella nulla da fare

Due grandi squadre, a Bagnoli non bastano la difesa di ferro e il panzer Briegel sulla fascia. L’attacco di Bernardini in stile brasiliano con Nielsen e Perani
Bologna 1963/64-Verona 1984/85 1-0: Pascutti non perdona, per Garella nulla da fare
Italo Cucci
6 min

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Il Bologna e il Verona scendono in campo anche per dirimere antiche polemiche riguardanti il Potere. Due grandi squadre che rappresentano la Verità faticosamente conquistata. Il Bologna contro l’infame accusa di doping cancellata dalla Magistratura ordinaria, non sportiva, proprio sul finale del campionato ’63-‘64 che avrebbe vinto con lo storico spareggio dell’Olimpico. Il Verona, come palese e vigorosa dimostrazione della forza tecnica contro i brogli arbitrali già ampiamente diffusi: il suo scudetto della stagione ’84-‘85 è anche frutto del sorteggio arbitrale. Che naturalmente non sarà più ripetuto per volontà degli arbitri offesi dai sospetti.

ANGOLO DI PARADISO - C’è un termine che unisce Bologna e Verona: il Paradiso che fu evocato da Fulvio Bernardini nel campionato pre-scudetto con quel 7-1 al Modena del 14 ottobre 1962, 3 gol di Pascutti, 3 di Nielsen, 1 di Bulgarelli. Un godimento storico, quel 7-1. Un angolo di Paradiso calcistico. Come quello che vissi più tardi, il 16 settembre del 1984 al Bentegodi, dov’ero andato per esser testimone dell’esordio di Maradona nel Napoli e invece registrai e raccontai un incredibile ma meritatissimo 3-1 firmato da Briegel, Galderisi e Di Gennaro. Un collega dell’Arena, accanto a me, disse «vinceremo lo scudetto», non lo contestai, mentre dissi al napoletanissimo Pacileo che quel Napoli non l’avrebbe proprio vinto. Nonostante Maradona che proprio quel giorno capí cos’era il calcio italiano, quando Osvaldo Bagnoli gli mise addosso Briegel come un cappotto, impedendogli non solo le note magíe ma ogni movimento. Mi vennero in mente Tumburus - l’implacabile stopper del Bologna - e l’altro rossoblù Bruno Capra che aveva giocato due partite storiche, quella del Paradiso e quella dello Scudetto, marcando duramente Mario Corso, l ‘unico che aveva capito la furbata di Bernardini: il terzino Capra al posto dell’assente Pascutti. E quando Brera rinfacciò orgoglioso a Fulvio la mossa catenacciara (il sostituto di Ezio doveva essere l’ala Renna) il Dottore accampò scuse poco convincenti. Perché in realtà le stesse furbate le aveva fatte a Firenze per vincere lo scudetto del ‘56, armando una difesa arcigna e mobile insieme, con Chiappella, Magnini e Rosetta. Nessuno in Italia - escluso Nereo Rocco che peraltro arrivava a schierare anche 5 punte - amava sentirsi dare del catenacciaro. Pur sapendo offrire ai palati fini un calcio dal sapore raffinato, anche Bernardini e Bagnoli furono catenacciari per necessità; non lo fu Sacchi, pur avendo una difesa eccellente, e vinse molto meno di quello che avrebbe potuto con quei tre olandesi; Bernardini, con Fogli e Bulgarelli a protezione della difesa e propellente dell’attacco affidato a Perani, Nielsen, Haller e Pascutti, mostrò un calcio spettacolare che osava anche un 4-2-4 “brasiliano”; come il grande tattico Bagnoli che non rispose a chi gli dava gratuitamente dell’offensivista (non amava parlare come faceva e sapeva il narcisista Dottor Pedata) ma sapeva intrappolare l’avversario con una difesa “tamugna” alla quale forniva qualità eccelsa Briegel, pronto peraltro a dar man forte al mobilissimo Galderisi, all’intelligente Di Gennaro e al potentissimo Elkiar. In quella stagione il Verona lasciato da Garonzi a Bagnoli aveva creato una coppia magica di stranieri che si aggiungevano - nel momento più bello del calcio italiano - a Zico, Maradona, Platini, Passarella, Rummenigge, Falcao, Cerezo, Diaz, Brady e Boniek. Solo che lui seppe far giostrare abilmente i suoi uomini ai quali aveva assicurato una preparazione fisica eccellente. Bastava vedere all’opera Briegel e Elkiaer per rendersi conto di un’autentica meraviglia calcistica. Che non si ripetè, come a Bologna, per problemi fi nanziari. Il Bologna scudetto prese a vivacchiare, il Verona scudetto fallí. Prima di sparire fece la sua Apparizione in Coppa dei Campioni, giocando a porte chiuse con la Juventus e accorgendosi che la stagione del miracolo arbitrale era finita.

CRONACA - (Non serve illustrarvi la cronaca di questa partita, finita 1-0 per il Bologna al termine di una brillantissima azione iniziata da Bulgarelli, proseguita da Perani con un passaggio smarcante per Haller: i difensori gialloblù s’immaginarono il tedesco pronto a servire Nielsen e bloccarono “Dondolo”. Un tocco magico del Panzer liberò Pascutti all’85’. E per Garella non ci fu nulla da da fare).


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