Inter 1988/89-Inter 1970/71 2-1: la zampata di Ramon fa inviperire lady Renata

I panzer del Trap martellano senza sosta, ma è Corso a sbloccare una partita a senso unico: che Serena e Diaz risolvono con due prodezze
Inter 1988/89-Inter 1970/71 2-1: la zampata di Ramon fa inviperire lady Renata
Giuliano Riva
5 min

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Lady Renata infila lo specchietto nella borsa di coccodrillo mentre rivolge un sorriso soddisfatto al marito Ivanoe Fraizzoli, elegantissimo presidente dell’Inter succeduto ad Angelo Moratti, erre francese e cappotto d’alta sartoria. La signora, così bionda da fare invidia a una stella del cinema, piace ai giornalisti: è una donna piena di humor e adora le battute. Come quella con cui, l’anno prima, ha sottolineato la cessione di Domenghini, ordinata da Fraizzoli per favorire il ritorno all’Inter di Boninsegna dopo l’avventura in Sardegna. «Meglio 10 minuti di Corso che 90 di Domingo» ha sussurrato con la sua voce sottile per la gioia dei cronisti. Una goccia di veleno poco efficace, visto che, appena arrivato, Angelo ha vinto lo scudetto con il Cagliari, precedendo proprio l’Inter di Fraizzoli.

L’Inter però, l’anno successivo, si è rifatta alla grande. Merito di Ivanoe, che ha scelto di esonerare Heriberto Herrera e di affidarsi a Invernizzi, mister Robiolina, addetto all’autogestione. Nel senso che le decisioni le prendono Burghich, Mazzola, Corso e Facchetti. Mandato a casa l’allenatore paraguaiano che li aveva fatti morire di esercizi, i senatori hanno preso in mano la situazione: si consultano col presidente e danno indicazioni all’allenatore. Che le esegue benissimo: l’Inter comincia a vincere e non smette più, trascinata da Bobo Boninsegna primattore dello scudetto numero 11, con 24 gol e il primato nella classifi ca dei cannonieri. Accomodato sulla tribuna principale, due sedili a fi anco dei coniugi Fraizzoli, Ernesto Pellegrini guarda soddisfatto la sua Inter dei record che si sta scaldando accompagnata dagli applausi di San Siro. Con lui c’è la signora Ivana, appassionata di grafologia. Si dice che il marito, prima di comprare un giocatore, si conceda una curiosa stravaganza: chiede al candidato a vestire la maglia nerazzurra di scrivere una frase, una frase qualsiasi, su un foglio di carta. Foglio che sottopone all’esame della signora chiamata a dare il via libera all’acquisto.

Pellegrini, re della ristorazione, si sta togliendo una bella soddisfazione dopo che, acquisita la Beneamata, ha dovuto ingoiare il commento perfido di Gianni Agnelli: «Mi dicono che l’Inter sia finita in mano al nostro cuoco». Questa volta, però, il cuoco sta servendo un pasto indigesto agli juventini. La sua Inter, guidata dal Trap e trascinata da Matthaeus, Brehme, Nicolino Berti, Matteoli, Ramon Diaz e un Aldo Serena mai visto, ha chiuso il campionato, tornato alla formula delle 18 squadre, con una serie di primati da far girar la testa: 58 punti, frutto di 26 vittorie, 6 pareggi e 2 sconfi tte; miglior attacco con 67 gol fatti e migliore difesa con 19 reti subite. Una macchina da guerra che si è messa dietro il Napoli di Maradona, il Milan di Sacchi e soprattutto la Juve.

Seduto al centro, tra i Fraizzoli e i Pellegrini, l’avvocato Peppino Prisco, principe del foro di Milano, primo tifoso del club nerazzurro nel quale è inquadrato come dirigente e per il quale confeziona aneddoti e dispensa battute e servizi. Battute come quella che ama pronunciare a Palazzo di Giustizia: «Se stringo la mano a un tifoso del Milan, me la vado a lavare; se la stringo a uno juventino, mi conto le dita». Servizi come quello reso all’Inter nel ricorso presentato per il giallo della lattina che, nell’autunno del 1971, colpisce alla testa Boninsegna durante la sfida con il Borussia Moenchengladbach. Ricorso chiuso trionfalmente dall’avvocato milanese con la ripetizione di una partita finita 7-1 per i tedeschi, un passaggio del turno che sembrava impossibile e una cavalcata che porta l’Inter alla finale di Coppa dei Campioni. La partita è bellissima. L’Inter del Trap ha una forza d’urto pazzesca, ma, là dietro, quelli di Invernizzi sono un muro. Catenaccio sopraffino, della migliore qualità. Sublimato dalla foglia morta di Corso: 1-0. La ripresa è un monologo dei panzer, ma Lido Vieri, detto il Pinza, non ne fa passare una. Para tutto e i pali gli danno una mano fi no al momento in cui Aldone Serena salta lassù dove non arriva nessuno e mette dentro la palla dell’1-1. Si va ai supplementari: decide una zampata di Ramon Diaz. Apoteosi. San Siro impazzisce, Peppino ha la faccia di chi ha vinto comunque, Lady Renata trascina fuori Ivanoe, Bonimba scuote la testa come un bufalo e il Trap si rimette in tasca l’ampolla dell’acqua santa. Rimasta vuota.


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