Milan 2003/04-Milan1961/62 4-2: Galliani-Viani re del mercato. Ma Kakà incide più di Altafini

Il primo chiamato da Berlusconi prende Cafu e Pancaro e pesca il baby brasiliano già campione. L’altro a Rocco dà Danova, Greaves e Pivatelli. Ma Rivera non basta
Milan 2003/04-Milan1961/62 4-2: Galliani-Viani re del mercato. Ma Kakà incide più di Altafini
Franco Ordine
5 min

SUPERTEAM, scegli la squadra più forte: il tabellone

Il loro segreto è il mercato. Ci sono due “marpioni” alla guida di quei due Milan. Gipo Viani, scelto da Andrea Rizzoli, è l’astuto dt che sceglie Nereo Rocco per guidare la squadra all’ottavo scudetto della serie. L’ha visto e ammirato allestire calcio organizzato nel Padova e l’ha trascinato a Milanello per l’avventura tricolore. I tre acquisti realizzati (Pivatelli dal Napoli, Danova dal Torino e Greaves dall’Inghilterra) sono la chiave per rendere irresistibile l’attacco che ha il suo diamante, nemmeno grezzo, in Altafini (22 gol in quella stagione). Eppure la svolta è datata novembre quando Rocco liquida l’inglese indisciplinato e scapestrato e si vede arrivare dal Brasile un signore pelato, col baffetto nero seppia e il biglietto da visita del centrocampista. «Ma chi mi avete preso?» chiede sulle prime il Paron a Marino Bergamasco, il suo fidatissimo scudiero.

E’ l’asso nella manica di quel Milan perché col suo arrivo a centrocampo, riordinando idee e schemi, consente a quel gruppo di recuperare i 5 punti di distacco dall’Inter accumulati nel girone d’andata per vincere di slancio il tricolore. E d’altro canto Danova è imprendibile nei giorni di maggiore smalto, Barison un bisonte capace di abbattere qualsiasi ostacolo lungo la sua strada e su tutti spicca il genio illuminante, nel senso autentico di luce del gioco, fonte ispiratrice, insomma poche chiacchiere, Gianni Rivera.

Qualche limite è tradito dalla difesa che è datata, tutto mestiere e determinazione: guida il plotoncino, dall’alto della sua esperienza, Cesarone Maldini, capitano di lunghissimo corso, seguito da David, Radice e Salvadore che gli fanno da scorta armata, lasciando al giovane Trapattoni il compito di cantare e portare la croce. Si spiegano così gli affanni di un girone, il primo, rimpiazzati dagli acuti nel secondo impreziosito appunto dalla regia impareggiabile di Dino Sani.

VOLPONE - Adriano Galliani è l’altro volpone del mercato, schierato da Berlusconi a reggere le sorti del club poiché da dieci anni è risucchiato dalla politica. Il Milan di quell’anno ha un paio di problemi da risolvere sui fi anchi della difesa e deve farlo in fretta senza spendere grandi cifre: così arruola a fine contratto Cafu dalla Roma e Pancaro dalla Lazio. I giudizi, in diretta, non sono dei più graditi: vengono considerati due “bolliti”, sfruttati insomma. E invece diventano una risorsa incredibile. Il fiore all’occhiello è sempre Rivaldo convinto un anno prima a lasciare il Barcellona per trasferirsi nella stagione che porta a Manchester, finale di Champions con la Juve vinta ai rigori. Ma nell’estate, a fari quasi spenti, dal Brasile, è arrivato un giovanotto, occhialini da studente universitario, sorriso imbarazzato quando spunta in aeroporto accolto da Ariedo Braida. Ancelotti, appena lo vede al primo allenamento, chiama Galliani al telefono e gli fa: «Ma chi avete preso? Questo è un campione, altro che il nuovo Cerezo!». Dopo la supercoppa d’Europa strappata al Porto di Mourinho, Kakà debutta in campionato ad Ancona e comincia la sua cavalcata straordinaria, Rivaldo capisce l’antifona e a fine settembre chiede di partire, Rui Costa si arrende con una intervista memorabile («Ho perso il posto ma non ne faccio una tragedia perché quel ragazzo diventerà Pallone d’oro»). Al resto provvede Carlo Ancelotti inventando, a causa dell’infortunio di Inzaghi, il famoso “alberello di natale”, lo schema con Sheva unica punta sorretta dalla coppia Kakà-Rui Costa (o Rivaldo nella prima parte), capace di sorprendere il rivale dichiarato, la Roma di Fabio Capello nello scontro diretto dell’Olimpico nella notte della Befana 2004. La sfida simbolo è il derby di ritorno contro l’Inter, cominciato malissimo (0 a 2 all’intervallo) e finito benissimo (3-2 finale) con l’ingresso di Tomasson in attacco, autore del primo gol seguito dai traccianti di Kakà e Seedorf che illuminano la notte di San Siro. L’unica ombra della stagione tricolore è la caduta, fragorosa, in Galizia, a La Coruña, quarti di finale della Champions League, maturata dopo il 4 a 1 dell’andata. Molli e anche un po’ presuntuosi, finiscono rimontati 4 a 0 ed escono dalla competizione europea.


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