Il sinistro dello sport

Il sinistro dello sport© ANSA
Ivan Zazzaroni
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Vincenzo Spadafora ieri ha spedito tre messaggi che non si addicono a un ministro dello sport e a nessuna figura istituzionale: 1) ha invitato i presidenti dei club di Serie A a pensare alla prossima stagione, lasciando intendere che il campionato non terminerà. Così facendo, ha smentito in maniera ancora più esplicita il premier che domenica sera aveva assunto di fronte al Paese l’impegno a fare tutto il possibile per farlo ripartire; 2) anticipando «sorprese», ha sostenuto che nei prossimi giorni la maggior parte dei presidenti chiederà al governo di fermare tutto: si è così dimostrato in contatto con una presunta fronda contraria alla ripartenza. Il che è gravissimo per un uomo di governo, che dovrebbe far riferimento a rapporti istituzionali con la Lega e non puntare a spaccarla; 3) cosa più grave di tutte, ha avvisato la Lega che è inutile scavalcarlo scrivendo a Conte, perché Conte non potrà che decidere insieme a lui.

Un ministro dello Sport non può comportarsi in questo modo. Se lo fa, non ci rappresenta, non è in grado di difendere i valori di un mondo che, evidentemente, lo disturba pur senza conoscerlo.

In una situazione di estrema gravità un ministro dello sport come si deve prova in tutti i modi ad aiutare il sistema, non si mette continuamente di traverso, non va ogni giorno in televisione o su facebook a trasmettere insofferenza e diffondere ultimatum e consigli non richiesti. Come quello - appunto - rivolto provocatoriamente alle società dai microfoni di La7: «Io penserei a organizzarmi per riprendere in sicurezza il nuovo campionato che dovrà partire a fine agosto».

Ma bravo: e chi gli assicura che dopo l’estate la pandemia si sarà esaurita? Ha un virologo personale? O si affida a un astrologo? Sa che da settimane gli esperti di tutto il mondo annunciano per l’autunno una probabile seconda ondata di contagi? Chi pensa di poter ritrovare economicamente vivo a settembre? Quante squadre? Per quali campionati? Quali televisioni? Quali sponsor? Si rende conto di cosa significhi tenere ferma la macchina-atleta per tre, quattro mesi?

Chi ascolta, il signor Spadafora? Chi gli suggerisce le battute? Ha uno o più autori? E perché non ha mai preso in considerazione il fatto che con il virus dovremo cominciare a convivere cercando di limitare i danni? Per caso, ha chiesto al ministro dell’Economia Gualtieri di stabilire un ridicolo contributo di 600 euro a testa alle centinaia di migliaia di italiani che lavorano nello sport e alle loro famiglie?

Un ministro dello sport come si deve telefona il primo giorno a Gravina e Dal Pino per garantire il massimo sostegno. Un ministro dello sport come si deve accetta il confronto usando la lingua dello sport e della gente, collabora con il Premier, non lo smentisce per ben due volte: non a caso l’hanno soprannominato il Revisore di Conte. E se a metà giugno non fosse proprio possibile ricominciare, potrebbe sempre raccontare al Paese di aver fatto l’impossibile per salvare la baracca. Un ministro dello sport come si deve non si augura - insisto - che «la maggioranza delle società possa chiedere di non giocare». Affermazione gravissima: un ministro del governo come si deve sa distinguere l’opinione disinteressata da quella interessata. Il ministro dello sport è un’istituzione che sviluppa temi e affronta problematiche nelle sedi opportune. Che non sono le televisioni. Di politici che vanno in televisione e di mancate soluzioni ne abbiamo piene le scatole.

Al ministro Spadafora non dovrebbe essere sfuggito che il calcio non è Ronaldo prossimo al raggiungimento del miliardo di dollari: il calcio sono gli 800 dipendenti dello stadio Olimpico in cassa integrazione, le migliaia di dipendenti degli altri impianti e nei centri sportivi che si trovano nelle stesse condizioni; il calcio sono i magazzinieri, i massaggiatori, gli autisti, i custodi, gli impiegati, i giardinieri, gli uscieri, gli addetti stampa che portano a casa la pagnotta anche grazie a Ronaldo, il quale non ha nemmeno tanta voglia di tornare in Italia. Il calcio sono i giornalisti e il personale di televisioni, radio e quotidiani sportivi verdi, bianchi e rosa che senza il pallone, né la pubblicità che ne deriva, rischiano di dover restare a casa non per tre mesi ma forever and ever. Lo sport sono i 100mila maestri di tennis senza lavoro, e potrei continuare all’infinito. Ecco, a tutta questa gente il signor Spadafora doveva garantire un sostegno morale oltre che economico, impegnandosi con tutto se stesso per trovare soluzioni A e B, ma anche C, per la sopravvivenza.

Il ministro dello sport è soprattutto una figura istituzionale che non esisteva quando lo sport italiano era bello, grande e potente nel mondo. E si rimpiange tanto più la sua assenza di ieri quanto più ci sgomenta la sua presenza di oggi.

Dubito che Vincenzo Spadafora passerà alla storia di questa Repubblica. Ma ci chiediamo se abbia intenzione di farlo come colui che spezzò le reni agli arroganti del calcio, liberando gli italiani dalla tentazione di distrarsi dai lutti e dalla sofferenza di una nazione intera.


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