Capello esclusivo: "Temo più gli infortuni del Coronavirus"

Un mese fa aveva espresso contrarietà alla ripresa del calcio, adesso Don Fabio non vede alternative alla conclusione della Serie A sul campo. Ecco le sue verità
Fabio Capello (Russia, 2015) - 15,8 milioni© ANSA
Alessandro Barbano
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Fabio Capello, il via libera del Comitato tecnico scientifico è atteso nelle prossime ore. Dal 18 maggio si riparte con gli allenamenti collettivi. È soddisfatto?
«Sì, perché il calcio dà lavoro in Italia a centomila persone e perché, da sportivo, penso che lo scudetto si vince e si perde sul campo».

Un mese fa disse che era una situazione ingestibile. Che cosa le ha fatto cambiare idea?
«Il fatto che ne stiamo venendo fuori, con tutte le precauzioni del caso. Ma stare chiusi non si può un giorno di più».

Il lockdown ha depresso il Paese?
«Nella maniera più assoluta. Lo vedi dalla gente che, ottenuto il permesso di uscire, si ubriaca di libertà. Ed esagera».

Il calcio però non ha dato una bella prova di sé: come giudica quei club che hanno tramato contro la ripresa, convinti di non pagare i calciatori e pretendere i diritti tivù?
«È come farsi pagare in bottega e non consegnare la merce».

Come Paese ne usciamo male?
«Con troppi proclami e protagonismo. E con tanta confusione. Ma senza direzione e concretezza. Non sappiamo ancora dove andare».

Da qui alla ripresa delle gare ci sono un mese e tanti ostacoli. Il primo è la quarantena obbligatoria per i contatti stretti dei contagiati. Un nuovo caso può fermare tutto?
«Sì, se non cambiano le regole d’ingaggio del virus. Perciò ho proposto un torneo di 40 giorni in ritiro permanente, come ai mondiali».

Leggi l'intervista completa sull'edizione odierna del Corriere dello Sport - Stadio


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