Una nuova Speranza

Una nuova Speranza© LAPRESSE
Ivan Zazzaroni
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Questo è il diario di una domenica di straordinaria Speranza. Dieci maggio, festa della mamma, alle 10 e 18 ho inviato un messaggio al capoufficio stampa del ministro Spadafora con la richiesta di un’intervista. Sono stato rispettoso, educatissimo: mi sono fatto aiutare. Il dottor Pasquini non mi ha nemmeno risposto, eppure sarebbero bastate due semplici lettere: sì, no. Ho pensato che presto telefonerò a Seilatv Bergamo per sapere se hanno bisogno di un giornalista non più giovanissimo, diciamo giovanile, anche part-time: a Seila le interviste Spadafora le dà.

Poco prima mi ero concesso una passeggiata per le vie di Monza, la prima degli ultimi due mesi, scoprendo di avere avuto la stessa idea dell’intera popolazione brianzola. Il momento più esaltante, quando davanti all’edicola di piazza Carducci ho notato una quindicina di persone in coda - c’erano anche dei giovani - per acquistare il quotidiano preferito. Ho pensato: il Dio dell’editoria esiste e lotta insieme a noi e al sottosegretario Martella.

Un signore sulla “quarantena” che stava leggendo l’articolo sulla querelle Chiellini-Balotelli mi ha chiesto un parere. Gli ho risposto che non mi piace veder sparare sulla crocerossa, specie poi a distanza di anni, e che il Balotelli che conosco non è affatto una persona negativa, tutt’altro: non ho mai dimenticato cosa mi disse Cesare Prandelli al ritorno dalla disgraziatissima trasferta mondiale in Brasile quando, volendo, avrebbe potuto demolirlo: «Mario è un buono». In altre parole, non capisco il motivo per cui un professionista che va per i 36 come Giorgio Chiellini, apprezzato da tutti per la personalità e il rendimento che esprime in campo, se ne sia uscito in quel modo. Anche lo stile utilizzato per descrivere Felipe Melo non mi è sembrato dei migliori: mi rendo conto che sarebbe stato più complicato fare gli stessi apprezzamenti trovandosi di fronte il brasiliano che non si è mai distinto per delicatezza e savoir faire.

Intorno alle 12 e 40 il protocollo Figc per la ripresa degli allenamenti di gruppo è stato consegnato al ministro della Salute Roberto Speranza.

Alle 17 mi sono divertito, ma non sorpreso, leggendo repubblica.it che riportava questa frase di Massimo Cellino: «Ho cambiato idea, mi adeguo alla maggioranza. Bisogna tentare di riprendere il campionato, altrimenti qui falliscono tutti. Certo, in Lombardia è ancora complicato fare i test medici, ma se si gioca io resto al Rigamonti, nessun campo neutro». Cellino lo conosco da trent’anni, è un uomo di un’intelligenza superiore il cui difetto principale, più probabile una strategia, è dire quello che non pensa e non dire ciò che pensa realmente.

Alle 17 e 05 mi è stato detto che le conclusioni del Cts sul calcio sarebbero state ufficializzate domani (oggi). Mi sono ripreso leggendo il parere tecnico, che lo stesso comitato ha consegnato il 6 maggio al Governo, relativo alla riapertura dei teatri all’aperto previsto il primo giugno e che taglia la testa al toro con la t minuscola. Questo il passaggio-chiave: «Per quanto concerne gli spettacoli organizzati in sale teatrali e sale da concerto all’aperto o al chiuso con posti seduti preassegnati e inamovibili il Cts valuta che essi possano aver corso a partire dalla prima settimana di giugno a condizione che vengano imprescindibilmente garantite tutte le condizioni atte a minimizzare il rischio di diffusione di Sars-Cov -2. In particolare gli spettatori dovranno mantenere una distanza tra di loro di almeno un metro e indossare la mascherina di comunità. Lo stesso criterio deve essere applicato agli artisti, alle maestranze e a ogni altro lavoratore presente nel luogo dove lo spettacolo si tiene». In questo caso il Cts si è preoccupato del pubblico e assai meno delle compagnie che, potendo riaprire a giugno, staranno provando da giorni. Il teatro, come il calcio, è una forma d’arte di contatto: gli attori si toccano, spesso si baciano. Non rivedremo quindi “Mount Olympus”, la maratona di Jan Fabre fra scene di sesso e i riti tragici. Ci lascino almeno godere dei monologhi di Dybala, Immobile e Insigne.


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