San Tommasi, l'Aic attacca la Figc

DAMIANO TOMMASI - Dirigente, ex presidente dell'Assocalciatori© Bartoletti
Ivan Zazzaroni
4 min

«Il consiglio dell’Assocalciatori - si legge nel documento - manifesta grande stupore e imbarazzo per le decisioni assunte in tema di linee guida per le licenze nazionali 2020/21 dal consiglio federale del 20 maggio». Il fatto che la bozza fosse sul tavolo degli agenti dei calciatori fin da inizio maggio ridimensiona però lo stupore di San Tommasi - se non vedo non credo - e aumenta il nostro: ma come, non aveva avuto il tempo di leggerla? Distratto dalle troppe telefonate romane?

Su un punto l’Aic ha ragione, l’abbiamo spesso sottolineato: fin dall’inizio molti presidenti non hanno fatto altro che “aggredire” gli stipendi che loro stessi avevano garantito ai calciatori, le uniche tracce di iniziative di diversa natura mirate al sostegno economico (richieste a Fifa, Uefa e Fifpro) e a quello legislativo (flessibilità sulle scadenze di legge, a partire dai bilanci al 30/6) le hanno sviluppate Gravina, attaccato da ogni parte e quindi obbligato a investire risorse e energie sulla madre di tutte le priorità, la ripartenza del campionato, e Dal Pino (Cvc, dossier stadi) che ha tenuto insieme con la colla dell’esperienza collaborazionisti e riottosi. Ora Tommasi auspica chiarimenti e soluzioni. Li otterrà, ma soltanto perché quasi tutti i club si sono arresi all’evidenza. Non si avvertiva l’esigenza dell’apertura di un altro fronte. Soprattutto dopo che anche Cairo e Marotta hanno votato per il Riavvio. Il presidente del Toro coltiva ancora qualche dubbio, ma solo in relazione al possibile aumento degli infortuni. Sul tema non ho sentito l’Aic, in parte complice di ritardi e omissioni: sono convinto che si accoderà, specificando che quando i calciatori sono stati fermi a marzo e aprile hanno accusato la rottura dello smartphone, il blocco di Instagram e una puntina di orchite.

Quanto sarebbe bello se da domani fino al 28, giorno in cui Spadafora incontrerà Figc e Lega per stabilire la data d’inizio della Serie Anti-Covid, il mondo del calcio dimostrasse di aver capito che la convivenza con il virus è un passaggio fondamentale anche in vista della prossima stagione. E invece, siatene certi, da qui a giovedì si moltiplicheranno le trappole, il partito del no continuerà a contrastare il lavoro di Dal Pino e Gravina: quest’ultimo, dopo aver riaffermato l’importanza del merito sportivo e ventilato la soluzione dei playo? nel caso in cui il campionato dovesse bloccarsi di nuovo, ha battuto ogni record di impopolarità tra i presidenti: del resto li ha posti di fronte alle loro responsabilità e non è piacevole essere costretti a farlo.

Aspettando il giorno del (pre)giudizio, l’autobiografia di Giorgio Chiellini - presente ieri nella riunione Aic con un bell’accordo sugli stipendi chiuso da settimane - ci ha regalato un’altra perla: dopo aver espresso giudizi poco lusinghieri su Balotelli (in seguito i due hanno fatto una bella pace biscardiana) e Felipe Melo (che lo aspetta a San Paolo del Brasile, vedi foto), il difensore della Juve ha celebrato il morso di Luis Suarez ai Mondiali 2014 che noi italiani censurammo con durezza: «Anch’io in campo sono un gran figlio di puttana e ne vado fiero, le malizie fanno parte del calcio, neanche le chiamo scorrettezze. Bisogna essere furbi e io Suarez lo ammiro da sempre». O tempora o... morsi.


© RIPRODUZIONE RISERVATA