Lo sbarco dei mille

Lo sbarco dei mille© LAPRESSE
Ivan Zazzaroni
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Mille, meglio ancora se mille e cinquecento. Allo stadio, possibilmente dal 19 settembre. È ciò che stanno chiedendo alcuni club di serie A al governo attraverso la lega che, per inciso, domani dovrà decidere se accettare o meno i milioni dei private equity e il conseguente ingresso nel consiglio di un loro rappresentante. Una scelta rivoluzionaria e in parte contrastata.

Ieri Sandra Zampa, sottosegretario alla Salute, ha tenuto a precisare che «a oggi sono i ragazzi italiani ad avere tra le mani il destino di questo Paese. Se sulla scuola ce la caveremo bene» ha aggiunto «potremo riparlare degli stadi. Il 4 ottobre è un po’ presto, bisogna avere 15 giorni di valutazione. Se i numeri saranno buoni, se sosterremo con rigore e successo la riapertura, ci si potrà sedere a un tavolo e affermare di aver superato la prima prova. Per Inter-Milan del 17 ottobre potrebbe esserci del pubblico a San Siro, se ci si comporta bene».

Ma sono mille, mille e cinque le persone che nell’immediato dovrebbero vedere confermata (anche dalle questure) l’autorizzazione a entrare allo stadio per la partita. E volete sapere perché? Per tentare di limitare la fuga degli sponsor.

Quei posti sarebbero parzialmente destinati a chi nel calcio mette ancora i soldi per farsi pubblicità, ai potenziali titolari degli skybox. Una scelta verosimilmente impopolare, ma di sopravvivenza per chi non può contare su campagna abbonamenti e ticketing.

Lo scrivo mentre sono al telefono con un amico sceso da una navetta stipata di persone alla Malpensa e osservando dalla finestra gente che fa diligentemente la fila per entrare al supermercato.


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