© Juventus FC via Getty Images Lezioni di bolla
ROMA - La vita del campionato è in una bolla. Il guaio è che di bolle ce n’è più d’una. C’è la squadra che segue le direttive dell’Asl di riferimento e quella che, invece, si attiene al protocollo del Cts (Crotone, Fiorentina). In altre parole, c’è chi fa le cose a metà - una parte del gruppo confinata in un luogo e l’altra a casa oppure, all’occasione, in nazionale, il contagiato sempre la quarantena - e chi isola il positivo, o i positivi, e trattiene il gruppo per dieci giorni (con tampone negativo) nel centro sportivo o in un albergo.
Ma per tentare di portare a termine la stagione l’unica strada è quella della semplicità e dell’attenzione. Poche azioni ripetute con sistematicità e senza distrazioni: 1) a tutti i componenti del gruppo-squadra deve essere provata la temperatura all’arrivo al campo: ingresso vietato a chi ha anche una sola linea di febbre; 2) prima di entrare nello spogliatoio, sanificato e areato, si procede all’igienizzazione delle mani; 3) la mascherina si toglie soltanto prima dell’inizio dell’allenamento; 4) all’interno dello spogliatoio e delle docce è necessario rispettare il distanziamento; 4) la raccolta degli indumenti sporchi deve avvenire in sacchetti individuali; 5) il medico, sempre presente, deve monitorare ogni giorno le condizioni degli atleti. Così facendo, non è possibile che un sintomatico partecipi all’allenamento o alla partita. Partita che, basta leggere i dati, non è a rischio zero, ma quasi.
Sono regole semplici che non lasciano spazio a dubbi di interpretazione. Chi è abituato a “adattarle” agli interessi personali pensi per una volta al bene comune.
