Nel giorno che quella coppa che Dino Zoff alzò al cielo per mostrarla al mondo compie 40 anni, Ciccio Graziani è su un campo di calcio. A Tornimparte, sulla strada che porta al Gran Sasso, a insegnare ai ragazzini come si stoppa un pallone. Il Corriere dello Sport regala oggi lo storico giornale che raccontò quell’impresa. Graziani non hai mai smesso di pensarci, anche se la sua finale durò sette minuti, per un maledetto infortunio alla spalla.
Graziani, questi 40 anni sono volati
«E’ passata una vita. Eravamo tutti più giovani, pieni di entusiasmo e di sogni. Quella coppa resta un bellissimo ricordo per tutti noi».
Una coppa che vi ha cambiato la vita
Dopo pochi minuti l’infortunio alla spalla. Aveva giocato tutte le partite da titolare
Quella finale l’ha vissuta comunque dall’inizio alla fine
Lei e Antognoni i grandi infortunati della finale
Dopo la sostituzione come ha visto la partita?
A dicembre compie 70 anni
L’ha aiutata la fede?
Voi i vincitori del Mundial, siete ancora molto legati
E’ un uomo di fede, ma una volta si fece togliere il malocchio
Lei è stato sempre uno di quelli pronto a fare scherzi. Ce ne racconti uno legato al Mondiale
«Dopo la vittoria sul Brasile, siamo tornati in albergo e cominciò a volare qualche gavettone. Qualcuno finì in piscina. A me e Bruno Conti venne l’idea di buttarci il mister. Zoff provo a dissuaderci. “Fate attenzione, non sa nuotare”. Era vero, si buttarono con lui anche Dino e Tardelli per aiutarlo ad aggrapparsi a bordo piscina. Alla fine però ci perdonò».
Ancora lavora sul campo con i ragazzini
«Porto avanti un progetto con Fila Museum che organizza camp in giro per l’italia. Lo slogan è: “Incontriamoci con il sorriso”. In questi stage diamo una mano ai ragazzi a capire dove migliorarsi dal punto di vista tecnico e soprattutto li facciamo divertire. Mettere a disposizione la mia esperienza mi fa molto piacere. I genitori gli dicono chi sono stato e i bambini sono felici. Negli stage mi aiutano mio figlio Gabriele, Copparoni, che è stato con me al Torino, e un altro assistente. Siamo stato anche ai campus della Roma negli Stati Uniti e in Sudafrica. Portavamo un sorriso nelle realtà più difficili».
Come è cambiato il calcio dai suoi tempi?
«E’ cambiato è in tutto, nelle metodologie di lavoro, nell’abbigliamento, nella gestione dei giocatori. Quest’anno per la prima volta si disputerà il Mondiale in inverno, non so quanto potrà condizionare i campionati europei. Le preparazioni saranno decisive. E’ facile che esca una sorpresa».
Il secondo Mondiale consecutivo senza l’Italia
«Per noi è una tragedia sportiva, soprattutto dopo aver vinto l’anno prima l’Europeo. Non ce l’aspettavamo proprio».
Come può ripartire l’Italia?
«Bisogna investire nei vivai, nei giovani e nella qualità dei ragazzi. Ultimamente stiamo formando i calciatori sotto l’aspetto fisico, invece dobbiamo reinvestire nel miglioramento tecnico. Nei vivai ci sono troppi stranieri, i nostri giovani non possono emergere».
La Roma è rimasta nel suo cuore, con Mourinho è tornata a vincere
«Mourinho vuole migliorare la squadra, le ha fatto aumentare l’autostima. Ha fatto capire che ci sono i presupposti per vincere anche a Roma. Ha dato una svolta anche a livello mentale. Mi sarebbe piaciuto lavorare con un allenatore come lui, è straordinario».