Andrea Abodi, l’intervista: “Mai più quello che è successo nella curva dell’Inter”

Il neo ministro dello sport: “Anche calcio e sport devono rispondere alle leggi dello Stato”. E sulla ginnastica: “Le medaglie non coprono gli errori”
Giorgio Marota
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L’ufficio del nuovo ministro dello Sport e dei Giovani si incastra tra largo Pietro di Brazzà, famoso esploratore friulano di terre ai confini del mondo, Via dell’Umiltà e il Quirinale. Sono simboli che parlano e raccontano qualcosa anche di Andrea Abodi: la voglia di conoscere nel profondo le dinamiche dello sport (l’istinto dell’esploratore), la predisposizione caratteriale (leggasi umiltà) affinché questo ruolo sia davvero vissuto come un servizio «alla mia Nazione», come la chiama lui, e il rispetto delle istituzioni ai massimi livelli rappresentato dal Quirinale, che dalla finestra del primo piano s’intravede (terzo simbolo, proprio il luogo in cui ha giurato il 22 ottobre). «Qui sto meglio, lontano dalla confusione di Chigi» sospira a bassa voce a chi gli chiede se si sente comodo nella nuova casa. Non sarà un semplice lavoro e neppure un lavoro semplice: «So che non è facile essere ministro, ogni parola adesso pesa di più. Ma non cambierò il mio modo di essere. Non l’ho mai fatto. E la quantità di lavoro non mi spaventa, sono abituato» assicura. E infatti Abodi è il primo ad arrivare (ore 8.20), a bordo di una macchina sportiva ma non lussuosa, all’incontro con il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e il numero uno della Federginnastica, Gherardo Tecchi. Le denunce sulle colonne di “Repubblica” di Nina Corradini, Anna Basta e Giulia Galtarossa - tutte e tre contro lo staff tecnico dell’Accademia di Desio, eccellenza della ritmica e casa delle Farfalle - hanno squarciato il velo del silenzio. E Abodi ha scelto di affrontare subito la questione, parlandone apertamente nella prima conferenza da ministro.

Ministro, che significato ha questo incontro?
«Innanzitutto ci tengo a precisare che io non ho convocato nessuno e mai lo farò. Ho chiesto semplicemente un incontro, perché credo che i problemi si risolvano insieme e attraverso la collaborazione istituzionale».

Quali risposte concrete può fornire lo sport dopo le denunce dei giorni scorsi?
«Ne abbiamo parlato per circa un’ora con Malagò e Tecchi. Il primo riscontro avuto è che la federazione ha una struttura di ascolto e di intervento come il Safeguarding Officer e che sia la procura federale sia la Questura di Brescia si sono attivate per capire se certi comportamenti siano stati idonei o meno. C’è un calendario certo e quello che emerge andrà valutato e verificato in modo veloce e trasparente. Nessuno rimarrà fermo, tutti vigileremo».

I casi e le testimonianze di ex atlete insultate e vittime di abusi aumentano col passare delle ore.
«Dev’essere chiaro che basta un solo caso per avere da parte mia la stessa attenzione di centomila casi. Le medaglie sono un fattore di orgoglio nazionale, ma non ci sarà mai una medaglia che coprirà comportamenti sbagliati. Siamo praticanti di valori, non predicatori».

Da Desio, casa della Nazionale, ai racconti di abusi che arrivano da ogni parte d’Italia. Siamo di fronte a un vero e proprio “metodo”?
«Quello che emerge andrà valutato, l’impegno è di altissimo livello. Certo è che l’allenamento di questo sport, con otto ore al giorno in palestra, presuppone un certo rigore. Ma le cose agli atleti bisogna dirle nel modo giusto e chi ha sbagliato ne risponderà. Parliamo tra l’altro di minorenni. Tra il rigore e lo sconfinamento c’è una linea sottile. Ed è la qualità, anche umana, dei tecnici a marcarla».

A che punto è la scelta del nuovo a.d. di Milano-Cortina? Per Cio e Coni la questione è «urgentissima e non più rinviabile».
«Sarà individuato entro la settimana, è questione di giorni. Poi toccherà ad altri mettere la firma» .

L’ultima parola alla premier, quindi. C’è ancora una rosa di nomi?
«Sì, tra quelli andrà fatta la scelta definitiva ma siamo a buon punto. L’uomo o la donna che ricoprirà questo incarico sarà la migliore scelta».

Quanto accaduto sabato nella curva dell’Inter, con alcuni tifosi che hanno costretto altri ad abbandonare il settore, la preoccupa?
«Sì, ma c’è un ministro dell’Interno di straordinaria efficienza e umanità che è prontamente intervenuto e sono stati già individuati i soggetti che hanno agito».

Cosa si sente di dire a chi legittima tali azioni?
«Che è inaccettabile. E che non esistono mondi paralleli. Calcio e sport rispondono alle regole della nazione».

Il governo firmerà la lettera a sostegno della candidatura per l’Europeo di calcio 2032?
«Ci stiamo lavorando. è uno dei fascicoli aperti, e siamo in contatto costante con la Figc».


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