Superlega 2, il rilancio: ecco come funzionerebbe

In campo 60 o 80 club, 14 gare sicure, utili distribuiti a tutti. Il Ceo di A22, Reichart: "Meritocrazia"
Superlega 2, il rilancio: ecco come funzionerebbe© EPA
Nicola Balice
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TORINO - Dopo la Superlega, ecco la super Superlega. L'evoluzione annunciata fin da quando il progetto era stato dichiarato sospeso Andrea Agnelli, Florentino Perez e Joan Laporta praticamente 48 ore dopo la stessa nascita, si sta completando. E ha visto uscire allo scoperto proprio ieri Bernd Reichart, dal 19 ottobre CEO di A22, quindi parte dello stesso cambiamento: la Superlega ha studiato, capito, imparato dagli errori. Si dichiara infine pronta a ripresentarsi al mondo del calcio per salvarlo e rivoluzionarlo con gli stessi obiettivi dichiarati di sempre (economici prima di tutto, ma non soltanto), però con un formato completamente diverso da quel sistema sostanzialmente chiuso con cui si era proposto la prima volta. Una nuova Superlega, una super Superlega: composta da 60 o 80 squadre con almeno 14 partite garantite e senza club permanenti, con meccanismi di promozione e retrocessione, con criteri di selezione meritocratici su base nazionale, con una distribuzione degli utili sostenibile su tutta la piramide. Una proposta esposta attraverso un decalogo che abbraccia ogni aspetto del calcio immaginato dalla Superlega. E che inevitabilmente andrebbe a sostituire le competizioni Uefa in toto, dalla Champions in poi. Un nuovo manifesto che arriva quando ormai manca sempre meno al pronunciamento della Corte di Giustizia dell'Unione Europea che potrebbe porre qualcosa di molto simile alla parola fine nella faida con la Uefa.

Parla Reichart

Questo nuovo progetto è stato definito come il risultato preliminare «di un ampio dialogo con gli stakeholder in tutta Europa sul futuro del calcio per i club» e dal confronto di Reichart «con quasi 50 club europei». Secondo A22 la vasta maggioranza delle parti coinvolte «condivide la valutazione che le fondamenta stesse del calcio europeo siano in pericolo e che sia giunto il momento di un cambiamento». Si arriva quindi all'introduzione de «i dieci principi per un campionato europeo di calcio» attraverso le parole di Reichart che puntano dritto al cuore di Uefa e Fifa: «I club si assumono tutti i rischi imprenditoriali, ma troppo spesso sono costretti a rimanere in disparte quando vengono prese le decisioni chiave. Dalle nostre discussioni è emerso chiaramente che i club spesso non sono in grado di esprimersi pubblicamente contro un sistema in cui la minaccia di sanzioni viene usata per soffocare ogni opposizione». E ancora, aspettando la decisione della Corte di Giustizia dell'Unione Europa riguardo il monopolio Uefa: «Il nostro obiettivo è quello di presentare il prima possibile, dopo la ricezione della sentenza, un progetto sportivo sostenibile per le competizioni europee per club, che sia accessibile, come minimo, per tutti i 27 Stati membri dell’UE. Le circostanze sono chiare e bisogna agire per il bene dei tifosi, dei giocatori e dei club».

Con Agnelli

All'Ansa sempre Reichart ha ribadito il totale appoggio ad Andrea Agnelli, che si è giocato tutto sulla Superlega e che al fianco di Florentino Perez si è sempre esposto più di chiunque altro per questo progetto: «Non sono preoccupato, io continuerò a lavorare insieme ai rappresentanti della Juventus in maniera molto costruttiva e produttiva. Continuerò ad apprezzarli come partner molto impegnati nel progetto, che hanno a cuore la sostenibilità a lungo termine del calcio. Il ruolo di Andrea Agnelli? Prenderà una decisione e farà quello che vorrà fare. Voglio essere sicuro di poter confrontarmi ancora con lui e con i suoi consigli e la sua conoscenza, davvero poche persone conoscono il calcio europeo come lui e gli interessa davvero il futuro del calcio europeo». Reichart poi lancia anche un altro messaggio riguardo la bontà del cambiamento in atto, con una parola d'ordine come meritocrazia: «C'è un messaggio chiave che mandiamo a tutti: non ci saranno più membri permanenti, vogliamo puntare sulla meritocrazia. Abbiamo imparato dal dibattito che ha riguardato la proposta iniziale della Superlega. Il merito sportivo è uno dei principi fondamentali. Sia i club sia i tifosi vogliono una competizione attraente e competitiva. Credo che le recenti evoluzioni che mostrano il dominio della Premier League non preoccupano solo i club ma anche i tifosi».


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