Lo Sport fra Boniperti e la Costituzione

Il commento di Roberto Beccantini sul momento attuale del sistema sportivo italiano
Lo Sport fra Boniperti e la Costituzione© COLLECTION JUVENTUS
Roberto Beccantini
3 min
TagsSport

Trafelata e rissosa, l’Italia ci è arrivata il 20 settembre 2023. L’Europa, beata lei, in largo anticipo: il 19 giugno 1997, addirittura. Ad Amsterdam, nella riunione che integrò la riforma del trattato di Maastricht, il termine «sport» irruppe per la prima volta nello statuto comunitario. In sintesi: «La Conferenza sottolinea la rilevanza sociale dello sport, in particolare il ruolo che esso assume nel forgiare l’identità e nel ravvicinare le persone». Da qui l’invito, perentorio: cara Unione europea, basta con il tartufismo.

Una breccia di Porta Pia attraverso la quale i sogni passarono come bersaglieri, ignari delle sterzate mercantili che li avrebbero deviati e smontati. Così l’Europa. E noi? Avanti adagio, secondo indole e poltrona («femminile» di poltrone, sinonimo di sedentario). Ecco il testo che, approvato alla Camera con 312 voti su 312, ha «rivoluzionato» l’articolo 33 della Costituzione: «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme». A 75 anni dal varo della carta originaria.

In piena euforia, naturalmente, i fioretti crepitano e le promesse fischiano. Più ore nelle scuole, più impianti al Sud, più solidarietà, più coinvolgimento. Come, nel calcio, la crociata per gli stadi di proprietà e la riduzione delle squadre di Serie A. Slogan che hanno ormai le ragnatele. C’è un pezzo di storia che lega lo spirito dei due momenti. Fra coloro che, in ambito internazionale, più si batterono per spingere la parola «sport», si segnalò Giampiero Boniperti, dal 1994 al 1999 parlamentare europeo nelle liste di Forza Italia.

Lo sport come fenomeno sociale

Proprio lui, il leggendario signor Juventus, scomparso il 18 giugno 2021. Curioso, no? Quello che «Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta», motto che gli avversari allattavano di nascosto, per non dare nell’occhio, e dileggiavano in pubblico, per darsi delle arie. Boniperti è stato anche presidente della Sisport, la società polisportiva del Gruppo Fiat: e, dunque, di Maurizio Damilano, Pietro Paolo Mennea e Sara Simeoni. In politica non è mai salito sul pulpito, abituato com’era a lasciarla alle «mezzali che ogni dirigente avrebbe voluto al suo fianco: Giovanni e Umberto Agnelli».

Rifuggiva dalle ampollosità. Se però il tema era lo sport nella sua accezione ecumenica, si accalorava. Risale al 28 novembre 1995 un contributo dalla tribuna di Bruxelles: «Bisogna operare in modo da disporre degli strumenti normativi, finanziari e materiali adeguati a queste finalità [lo sport nella scuola, le famiglie aggregate al progetto]. Quando affermo che “è meglio per un giovane dare un calcio ad una palla che ad una siringa”, voglio dire questo: la scuola e lo sport devono viaggiare intensamente e insieme, affinché lo sport diventi un fenomeno sociale, indispensabile alla crescita dei nostri giovani».

«Ragazzi, mettetevi la tuta» gli faceva eco Vanni Loriga, bussola enciclopedica del giornalismo, dal «Corriere dello Sport-Stadio». Una lotta contro il tempo. E contro i tempi. Vinta? Nessun dorma.


© RIPRODUZIONE RISERVATA