Scommesse: cosa si cerca nei telefoni e nei tablet di Zaniolo e Tonali

Le prove dei reati sarebbero nei device, ma i pagamenti non tracciati sono lo strumento delle attività illecite
Giorgio Marota
4 min

ROMA - In questa brutta favola, piena di fratellini allo sbando e di orchi sparsi qua e là, ognuno segue le tracce che vuole, seminate lungo il cammino come le briciole di pane di Pollicino. C’è chi segue, per esempio, gli indizi lasciati in giro da Fabrizio Corona: è il mondo dei social che vuole tutto subito e appena sente l’odore del sangue si fionda sui presunti colpevoli, sbattuti non più in prima pagina ma sul primo post che capita. «Alle 19.30 faccio un altro nome: è un big di Serie A», ha preannunciato ieri pomeriggio Corona, alimentando ulteriormente il tam tam sulla rete che aveva già spinto in tanti a interrogarsi sulla reale identità della sua fonte. In molti sono arrivati a una conclusione evidentemente sbagliata tirando in ballo chi non c’entra nulla. Qualcuno è rimasto deluso, le prossime rivelazioni, come da promessa, arriveranno domani sera durante lo show di Rai3 condotto da Nunzia De Girolamo («dico tutto martedì sera ad “Avanti Popolo”») che sicuramente migliorerà l’audience della prima puntata.

I tablet e i telefoni di Tonali e Zaniolo

Anche gli inquirenti di Torino seguono le tracce. Niente molliche, ma una scia elettronica fatta di domini web, indirizzi IP, nickname, chat, tutto quello che non sparisce mai del tutto dai device e dai server, anche quelli proibiti. Su questo stanno indagando a Torino, ricercando nei telefoni e nei tablet di Zaniolo e Tonali non la prova di una scommessa sul calcio (la legge lo consente) ma di una scommessa illegale. La procura federale sta recependo il materiale e da quello compirà le sue valutazioni nell’ambito delle ricadute sportive dei suddetti reati. Più difficile seguire l’altra traccia, quella regina di ogni inchiesta: i soldi. Per sua natura, il gioco illegale passa necessariamente per l’uso intensivo del contante. I personaggi pubblici, in particolare coloro che devono sottostare a norme rigide ma necessarie come quelle sportive, non possono certamente recarsi in banca e fare un prelievo milionario. Finisce allora che i pagamenti non tracciati e i prestiti a strozzo diventano quasi un’abitudine per poter far parte di certi giri.  
La caccia al colpevole da mercoledì sta scatenando diverse fake news, calciatori finiti alla gogna mediatica (vedi Zalewski, forse coinvolto o forse no, chissà se denunciato da un compagno o tirato per la giacchetta, ma di sicuro non oggetto dell’indagine di Torino) e persino documenti circolati nelle chat con la carta intestata della Procura di Torino, rivelatisi poi fasulli per la contraddizione stessa nel riportare la dicitura “procedimento contro ignoti” nella stessa pagina in cui compaiono i cognomi di una decina di calciatori famosi. Gli indagati al momento sono tre: Zaniolo, Tonali e Fagioli. 

Le scommesse

La questione, purtroppo, è molto più complessa e dalla procura di Torino continuano a far sapere che il calcio, sul quale s’accendono ovviamente i riflettori, è in realtà solo una parte marginale di questa storia. Sullo sfondo della maxi-inchiesta sui siti illegali (ogni anno le autorità ne oscurano circa 10 mila) c’è un giro d’affari che nel nostro Paese elude il fisco per un miliardo e fa registrare un giro d’affari di 18,5. Un piatto troppo ricco per non fare gola anche alla criminalità organizzata, che negli ultimi anni l’ha reso un business parecchio remunerativo. La connessione tra calciatori e criminali al momento non sembra immediata, ma il sospetto degli inquirenti è che qualche legame in fondo, sotto sotto, ci sia.  


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