Gli allenatori italiani nel mondo: sono 11 ct e 30 tecnici in vari tornei

La nostra scuola è ancora la migliore in tutti i continenti e nelle nazionali vince il 'made in Italy'
Giorgio Marota
6 min

ROMA - Esportiamo grandi cervelli tattici, esperti navigatori nel mare mosso del calcio e anche giovani ricercatori che sperimentano lungo la Via della Seta, lì dove il tempo sembra scorrere più lentamente e un allenatore può costruire un progetto senza l’assillo del risultato. Valgano come esempio la vita e le opere di Vincenzo Annese da Molfetta, ritiratosi dai campi a 22 anni per cominciare la gavetta nella Serie B lettone: oggi allena la nazionale del Nepal. Nel giorno in cui si celebrano quattro commissari tecnici italiani già qualificati a Euro 2024 - Calzona con la Slovacchia, Rossi con l’Ungheria, Tedesco con il Belgio e Montella con la Turchia - vale la pena ricordare che la nostra scuola tecnica non è mai stata così tanto di moda. Il made in Italy, insomma, fa breccia e porta risultati. Soprattutto perché non esistono solamente i ct giramondo, ma anche altri 30 tecnici nei vari campionati: ce n’è per tutti i gusti, dai palcoscenici dorati calcati da Ancelotti ai campi della periferia tedesca nei quali si sta facendo notare il 39enne Domenico Bologna con il suo Sc Lahr. E così ci emozioniamo per la storia di “Ciccio” Calzona, il rappresentante di caffè che la sera andava al campo e inventava tattiche talmente innovative da conquistare il collega Maurizio Sarri, fino a diventare suo vice ai massimi livelli; o per quella di Rossi, uno che ha avuto il coraggio di fare le valigie e partire per conquistare l’Ungheria, perché in Italia erano arrivati a chiedergli dei soldi per allenare. Storie di vita, storie di riscatto. Guglielmo Arena a Messina faceva l’assicuratore e oggi siede sulla panchina del Laos dopo aver allenato in undici nazioni diverse, dal Benin all’Oman, dal Burkina Faso a Singapore. Tra i più esperti c’è De Biasi, a un passo dalla panchina degli azzurri nel 2016 e poi catapultato prima in Albania e ora in Azerbaigian. A Baku sono tutti pazzi per il calcio di Gianni, che due sere fa ha spazzato via la Svezia con un sonoro 3-0. Di Mancini e del suo approdo a Riyad sappiamo tutto o quasi, quella di Moriero alle Maldive è una luna di miele, mentre il globetrotter Cusin ora insegna calcio alle Isole Comore, al largo della costa del Mozambico. 

Gli allenatori italiani nei club

In Inghilterra abbiamo due re: Maresca, in testa alla Championship con il Leicester, e De Zerbi che continua a far parlare di sé e del Brighton in tutta Europa. In Francia c’è già la Farioli-mania (gli fanno compagnia Grosso e Gattuso) ma le colonie azzurre sono soprattutto a Malta (in cinque, tra i quali l’ex Lazio Zauri e il campione del mondo Camoranesi) e in Svizzera, dove tra i tanti ritroviamo Sannino, ex Siena e Palermo, il quale dice di sentirsi al settimo cielo con l’Fc Paradiso in terza serie. Anche in Romania siamo ben rappresentati: Mandorlini al Cluj, Bergodi al Rapid Bucarest e Costantino al Craiova. Grazie a Gino Lettieri mettiamo una bandierina anche in Lituania, al Panevezys, mentre al Dordrecht, nell’Olanda meridionale, si tessono le lodi del “biondo con gli occhi azzurri” Michele Santoni. C’è una scuola italiana pure nelle Americhe: in Canada Sartini guida il Vancouver e Turriziani allena il St. Catherine Wolves, squadra che ha colori e logo dell’As Roma. Lattanzio con il suo Charlotte ha già battuto l’Inter Miami di Messi, che contende al Miami Fc dell’ex Milan Nocerino il primato cittadino. Il più vincente dei nostri ambasciatori resta Roberto Di Matteo, l’uomo della prima Champions del Chelsea. Che fine ha fatto? Oggi è consulente tecnico dello Jeonbuk, uno dei club più titolati della Corea del Sud. 


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