De Sisti: "Beckenbauer? Vi racconto quando è rientrato con un braccio solo..."

Il ricordo di "Picchio" della storica semifinale Italia-Germania del 1970 e della sfida contro la leggenda del calcio tedesco, scomparso oggi a 78 anni
Giorgio Marota
2 min

"È stato uno degli esempi più evidenti e belli di come debba comportarsi un calciatore. Un campione nel gioco e nella vita". Giancarlo De Sisti ha accolto con enorme tristezza la notizia della morte di Beckenbauer, avversario nella leggendaria semifinale del Mondiale del 1970 e amico fuori dal campo. "Io mi occupavo di Overath, ci marcavamo a vicenda, ma tutte le volte che andavo a contrasto con il Kaiser sentivo un brivido dentro. Era già una leggenda e anche se non te lo faceva pesare te ne rendevi subito conto. Quando rientrò con la spalla fasciata dopo un fallaccio ci guardammo tutti con stupore: sembrava fatto di ferro, per un attimo ci siamo sentiti persi. Era strepitoso pure con un braccio solo". "Picchio", campione d'Europa nel '68, descriverebbe così ai giovani di oggi le qualità di uno dei più grandi campioni della storia del calcio: "Oggi sarebbe senza dubbio il più forte al mondo, non c'è nessuno che gli somiglia. Aveva un fisico statuario, un rapporto diretto col pallone, una qualità di base eccelsa. E poi dribbling, senso della posizione, lancio, tiro da fuori, senso del comando e della distribuzione del gioco. Un centrocampista totale".

Beckenbauer, il ricordo di De Sisti

Di quella sfida è stato detto tanto, se non tutto. Così l'aneddoto scelto da De Sisti è quello di un incontro avvenuto 36 anni dopo, durante un evento a Roma per lanciare il Mondiale del 2006: "Mio figlio perché voleva conoscerlo ed è grazie a quella stretta di mano che Marco ha deciso di scrivere un libro su di me". Ecco il passaggio citato nel libro "De Sisti, campione e gentiluomo", scritto appunto da Marco De Sisti: "Fui colpito da quello che il Kaiser disse a mio padre. Dopo averlo guardato con ammirazione prounciò questa frase “De Sisti? - un attimo di pausa, un sorriso e poi... “great player”. Quelle parole mi rimasero dentro. L’uomo che elogiava mio padre era una leggenda vivente. È quel giorno che capii che tutto ciò che sapevo e non sapevo di mio padre doveva essere raccolto in un volume".


© RIPRODUZIONE RISERVATA