Senza dialogo tra politica e sport non c’è futuro

Leggi il commento all’agenzia governativa che controllerà i conti dei club
Senza dialogo tra politica e sport non c’è futuro© ANSA
Mattia Grassani
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Il mondo dello sport, unito e compatto come mai in passato, è sceso sul piede di guerra per opporsi all’esproprio del ruolo di controllore dei conti delle società professionistiche. Dal canto suo, il Dipartimento per lo Sport si è immediatamente reso conto che il tema, delicatissimo, va affrontato con l’imprescindibile contributo di tutti i protagonisti chiamati in causa, convocando il tavolo tecnico delle componenti in programma domani. Il percorso, va da sé, non può prescindere dal ruolo centrale del Coni, informato con ritardo urticante, come il presidente Malagò non ha mancato di sottolineare. 
Senza la preventiva consultazione di questi interlocutori, necessari e qualificati, il rischio, che, poi, è divenuta certezza in poche ore, è di dare vita ad una scelta oltremodo impopolare, perché non condivisa, sicuramente impattante sul movimento professionistico, senza che i destinatari ne sapessero nulla fino a poche ore prima. 
La centralità, l’autonomia, la sacralità e l’indipendenza delle Federazioni sono sacre, costituendo una pietra miliare dello sport. Senza se e senza ma. A maggior ragione in materia economico-finanziaria, laddove ogni disciplina, non solo professionistica, ha già, al proprio interno, organismi tecnici, altamente specializzati, composti dai massimi esperti in materia che vigilano periodicamente sul rispetto delle norme amministrative e sulla regolarità bilancistica. 
Bisogna, però, fare attenzione, e non confusione, perché i poteri delle Federazioni, e la loro inviolabilità, non si limitano soltanto alla fase agonistico-sportiva e di organizzazione delle varie competizioni, come qualche autorevole interprete si è spinto ad affermare, ma ricomprendono anche il fondamentale diritto-dovere di controllo sui requisiti amministrativi, economici e finanziari delle società, momenti propedeutici alla partecipazione all’attività sportiva. Si tratta di un unicum, una potestà che si sviluppa attraverso varie modalità, piaccia o meno non si può prescindere da questo caposaldo. Perché, allora, non costituire anche un ente governativo esterno che si occupi del tema, altrettanto centrale, dell’idoneità e adeguatezza degli impianti sportivi ai fini dell’iscrizione? E perché non farlo in tema di tutela della salute degli atleti? 

Il sistema sportivo

Quale fatto nuovo, esigenza procedimentale, incapacità funzionale accertata in capo agli organi federali preposti giustificano siffatta iniziativa, nei modi e tempi tanto criticata, peraltro all’unanimità, dall’ordinamento sportivo? Non riesce facile comprenderlo. 
L’ordinamento sportivo ha una sua specificità, le regole variano da disciplina a disciplina, oltre a essersi conquistato profonda dignità, rispetto e competenza: rappresenta un modello e, anche quando qualcosa, nel passato, non ha funzionato, si è sempre rialzato immediatamente, correggendo gli errori ed adottando, nell’esercizio delle sue prerogative di autoregolamentazione, le opportune e necessarie riforme per crescere ed evitare il verificarsi di nuove anomalie. Dall’interno, sempre dall’interno, e per il bene del movimento.  
Il sistema sportivo, le Federazioni, le Leghe, con il Coni quale organo vigilante, hanno gli anticorpi, e non da ieri, per affrontare quello che rappresenta solo uno dei tanti compiti finalizzati al corretto funzionamento dell’attività associativa, da sempre, va ricordato, riservato alle commissioni tecniche costituite presso le singole Federazioni. I membri che le compongono sono assolutamente terzi ed indipendenti dalla Federazione che li nomina, anche solo insinuare il contrario rappresenta un insulto all’intelligenza. 
Quanto agli stralci di somme importanti, intervenuti nel calcio ed invocati come apparente causa del malessere e della necessità di intervenire sul settore pro, tali da rendere improcrastinabile la riforma, essi rappresentano solo un aspetto, per giunta transitorio, del tema in discussione, molto più ampio, ma, a mio avviso, 100 milioni stralciati non certificano in alcun modo che il compito di vigilanza delle Federazioni non sia stato correttamente e fedelmente posto in essere dagli organi deputati.

L'ipotesi

Procedendo su questa strada, non va scartata neppure l’ipotesi che le Confederazioni sportive internazionali aprano un procedimento nei confronti delle singole Federazioni nazionali, con conseguenze nemmeno immaginabili allo stato, ma che potrebbero anche essere pesanti, sino alla sospensione dalla partecipazione a specifiche competizioni, come accaduto in passato in altri paesi. 
Lo sport, in buona sostanza, si deve dotare, in piena autonomia, delle norme e degli organi funzionali al soddisfacimento delle esigenze che persegue. Nessuna ingerenza può essere tollerata, questo il principio da sempre in vigore.  
Il numero dei componenti dell’agenzia, i costi di funzionamento, i rapporti tra questa e le commissioni federali già insediate, i tempi di attivazione, le modalità ispettive presso i club, la natura dei pronunciamenti/pareri dell’authority rispetto a quelli endofederali rappresentano ulteriori profili di riflessione circa la opportunità ed adeguatezza dell’iniziativa: il principio ineliminabile è che il ruolo delle Federazioni deve rimanere centrale e se questa centralità garantisce risultati, offre certezze e viene accettata come autorevole dagli addetti ai lavori, raddoppiare, spacchettare, sovrapporre, coordinare non mi pare possa portare miglioramenti.  
Si tratta di una bozza di testo, però, va detto, assolutamente modificabile e integrabile, specie in questa fase, nella quale la capacità e sensibilità del Ministro saranno in grado di fornire agli operatori del settore le risposte che il movimento si attende, tutelando l’autonomia ed indipendenza dello sport. Il tavolo tecnico di lavoro rappresenta la dimostrazione plastica che la politica deve dialogare con lo sport e senza lo sport ogni riforma rischia di implodere, perché i veri protagonisti del sistema sono le società, i dirigenti sportivi, gli imprenditori che alimentano l’intero comparto.


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