Abodi convoca calcio e basket: sarà il vertice della discordia

La struttura del decreto non cambia, il Consiglio dei Ministri lunedì approverà il testo: sembra tutto già deciso
Abodi convoca calcio e basket: sarà il vertice della discordia© Getty Images
Giorgio Marota
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ROMA - Dicono che la politica sia l’arte del compromesso e dei segnali. Quello lanciato dal ministro Abodi è la traduzione di uno stile personale - la capacità di dialogare per evitare degli strappi - anche se le tempistiche inducono a pensare che il governo non intenda retrocedere rispetto all’agenzia che controllerà i conti delle società professionistiche valutando la loro stabilità economico-finanziaria. «Qualcosa può essere modificata, ma non la struttura portante» aveva detto domenica il titolare del dicastero. E così, a proposito di segnali, quando un progetto «è in agenda da circa un anno» e il tavolo con gli interlocutori coinvolti viene convocato a meno di 96 ore dal consiglio dei ministri che lunedì (o comunque a stretto giro) dovrebbe trasformarlo in decreto, significa che c’è davvero poco da discutere. In qualsiasi caso, domani è il giorno del vertice istituzionale tra la politica e lo sport.
Dopo le richieste formulate dalla litigiosa famiglia del pallone e pure dal basket, il ministro per lo Sport ha convocato federazioni, leghe e componenti alle ore 15.30 presso i propri uffici a due passi dal Quirinale. Ci sarà anche il presidente del Coni, Malagò, che nei giorni scorsi aveva denunciato «l’autonomia lesa» con lo stesso tono di preoccupazione che ebbe nei giorni più duri della disputa con Sport e Salute. Il filo conduttore? L’ombra di Giancarlo Giorgetti, ex sottosegrario, oggi ministro dell’Economia. L’aria che tira è sempre la stessa: alcuni parlano di fiducia, altri sono perplessi. «Ora collaboriamo per una soluzione», l’invito del presidente Fip, Petrucci.

Uefa e Fifa in allerta

Il dato è tratto, dicevamo. Anche se Uefa e Fifa restano vigili e potrebbero scagliarsi già domani contro il governo italiano. La cancellazione della Covisoc del calcio (la commissione di vigilanza) per far posto a un ente pubblico di nomina politica con autonomia decisionale, capacità di innescare attività investigative e di ordinare ispezioni presso i club, ma soprattutto di valutare documenti al fine delle iscrizioni, è considerata un’invasione di campo sia dalla Federcalcio europea sia da quella mondiale. Lo sport professionistico, facendo fronte comune, domani potrà ottenere al massimo la promessa di qualche concessione rispetto alla prima bozza. Anche se la sede e la natura dell’incontro non lo richiedono, l’occasione appare comunque ghiotta per tirar fuori dalla sacca questioni altrettanto urgenti. E se la reintroduzione del decreto crescita per favorire l’arrivo degli stranieri (Figc e Serie A hanno posizioni diverse) e il prelievo sulle scommesse per riconoscere il diritto d’autore (qui tutti d’accordo) diventassero merci di scambio sacrificabili sull’altare della vigilanza ormai non più trattabile? Domani si parlerà ovviamente di soldi. Nella bozza c’è scritto che saranno i club controllati a finanziare l’agenzia - 2,5 milioni di budget l’anno - ma non trattandosi di un ente terzo, come avviene quando un’authority regola un settore privato, le società chiedono che il governo stesso ne sostenga i conti.

La questione dei ricorsi

Altrettanto cruciale il tema dei ricorsi. Il documento parla di «parere vincolante» ai fini del rilascio della licenza, ma non è spiegato cosa succederà nel momento in cui l’agenzia governativa dovesse escludere un club. Quando accade con la Covisoc le società possono presentare un reclamo e, a quel punto, la commissione di vigilanza emette una relazione (questa non vincolante) nella quale motiva la decisione, lasciando però la responsabilità politica al consiglio federale. Togliere quel “vincolante” dal testo potrebbe essere trasformarsi in un autogol per il calcio, perché a quel punto i consiglieri avrebbero la responsabilità civile e penale di una scelta fatta da un ente governativo. Eppure una garanzia l’escluso dovrà pur averla: a chi si rivolgerebbe nel caso in cui fosse proprio l’Esecutivo a chiudere le porte?


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