Il no di Gasp, Conte a Napoli, l'addio di Motta e la lettera di Zhang

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Ivan Zazzaroni
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Primo pensiero domenicale. Gian Piero Gasperini ha deciso di restare a Bergamo. Ma per il ds del Napoli Giovanni Manna, ispiratore dell’operazione, non si tratta di una sconfitta professionale: sa bene che un top club deve puntare sempre in alto e ci ha giustamente provato, tenendo sempre viva la soluzione Conte, assai gradita alla tifoseria.

Il fascino di Napoli e le risorse di un club con disponibilità superiori a quelle dell’Atalanta, che ha (aveva?) un tetto salariale inviolabile, non sono quindi bastati. Hanno infatti prevalso: 1) la volontà di Antonio Percassi che ha preteso il rispetto del contratto, in scadenza nel ’25, e fornito le garanzie tecniche che l’allenatore chiedeva; 2) l’entusiasmo di una città in amore che ha appena raggiunto uno storico traguardo; 3) la prospettiva della SuperChampions opposta alla Conference o al solo campionato; 4) la tempistica: l’Atalanta è attesa a due partite in casa e sarebbe stato difficile, se non impossibile, gestire l’addio del nuovo guru di Bergamo. Ultime, ma non ultime, le esigenze familiari: Gasp non è più un ragazzino con la carriera come priorità.

Secondo pensiero. La mia solidarietà a Dazn che alla fine avrà versato oltre 3 miliardi e mezzo per i diritti quinquennali della Serie A e da metà agosto trasmetterà le partite di un campionato senza più Giroud, né Osimhen, Lukaku e Luis Alberto - Dybala, Kvara, Rabiot e Lautaro no, vi prego, abbiate pietà - e non potrà contare sulle capacità e sul carisma (appeal) di Mourinho, Sarri, Allegri e forse anche Pioli.

Se avessi fatto parte di una piattaforma tanto impegnata non solo economicamente, avrei preteso delle garanzie tecnico-spettacolari dalla Lega prima di firmare un contratto a rischio così elevato.

Terzo pensiero. Ho letto non una ma due volte la lettera di Zhang ai tifosi: confesso di non aver versato neanche una lacrima. Steven scrive «non ero pronto a lasciare l’Inter». Gli ricordo che Oaktree lo era da tre anni, pronto a prendersela. Giorni fa l’espertissimo Alessandro Giudice mi ha spiegato che ci sarebbero tutti gli elementi per realizzare una serie Netflix. Il soggetto, un colosso basato esclusivamente sul credito facile, ottenuto col sistema di favori interno al partito comunista cinese, semina default in giro per il mondo. In due parole - e che nessuno si offenda - una singolare declinazione dello schema Ponzi (*) risoltasi con un’eutanasia finanziaria.

Chi può sapere come si comporterà Oaktree? Se fossi interista, tuttavia, mi sentirei un filo più tranquillo. Quasi rassicurato.

Due cose buone ha combinato l’educatissimo Steven, al quale va la mia simpatia per il fatto di essere stato catapultato a 24 anni dentro un business più grande di lui: la difesa di Inzaghi un anno fa, quando Marotta l’avrebbe volentieri cambiato, e la conferma dello stesso Marotta e di Ausilio fino al 2027, autorizzata in un momento in cui l’incertezza assoluta prevaleva sulle bugie: quei due, sì, i principali fautori della sopravvivenza e dei successi nerazzurri.

* Per schema Ponzi si intende una sorta di modello economico volto a raccogliere ingenti quantità di denaro da coloro che vengono turlupinati. Sebbene negli anni si sia evoluto, la base rimane la stessa: ai primi che vengono coinvolti si permette di ottenere ritorni economici in breve tempo, ma a patto che portino sempre nuovi clienti disposti a pagare nuove quote. I guadagni derivano da un solo fattore: le quote versate dai nuovi investitori. A incamerare il denaro sono i primi e lo schema di vendita è destinato a esaurirsi, dal momento che non vi sono investimenti alla base che generino profitti.

Andrea Mingardi, supertifoso del Bologna, ha salutato l’addio di Motta con un post su facebook tra i più appassionati e stizziti. All’ottantatreenne artista, che incarna splendidamente l’anima rossoblù e che di recente ha firmato un emozionante docufilm d’amore per la sua città, è scoppiata la vena. Vi risparmio l’inizio e la fine del post - di Andrea sono amico da 40 anni, non può sorprendermi la potenza dello sfogo -, il cui senso è comunque questo: «Occasione persa per un uomo, per un allenatore bravo e un campione indiscusso. Ora a Bologna venga chi vuole» conclude «ma, mi raccomando, deve capire anche in quale luogo arriva e rispettarlo oltre la vittoria». La frase finale rispecchia il sentimento della città: «Non ti capiterà mai più di essere un eroe». Nel calcio ci stiamo abituando a rapporti importanti che si chiudono in modo quasi brutale.


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