
L'esplosione improvvisa e godereccia del «tutti insieme appassionatamente», sancita mercoledì scorso dalle diciotto partite di Champions, ha ribadito come e quanto, talvolta, per andare avanti sia saggio tornare indietro. Non uno che non ne abbia parlato o scritto in termini deliranti. L’antica ricetta della contemporaneità ha, così, riesumato e gratificato le scelte drastiche del Novecento: allo stadio o al transistor.
«Fra 30 anni - chiosava Ennio Flaiano all’alba dei Settanta - l’Italia non sarà fatta come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione». Più che un aforisma, una profezia; e più che una profezia, uno scoop. La televisione. Ci ha invasi, occupati, cambiati. «Senza», ci piaceva spiare. «Con», ci piace essere spiati, tra Grandi fratelli e Isole dei famosi. Per comodità simbolica “nasce”, nel nostro Paese, il 3 gennaio del 1954, ma in realtà già dall’11 settembre 1949 covavano programmi, studi, test. Uno dei più illustri coinvolge il calcio, tanto per ricollegarci all’incipit della rubrica. Juventus-Milan del campionato 1949-’50: il primo del dopo Superga; la prima gara teletrasmessa. Era il 5 febbraio 1950: dunque, la bellezza di 75 anni fa. La ricorrenza che, vista la classifica, coglie i protagonisti lontano dai picchi delle ambizioni societarie, giustifica nondimeno la curiosità dei mendicanti di tracce.
Il telecronista - che l’archivio della memoria custodisce per acclamazione e non banalmente per convenzione - fu Carlo Bacarelli, scomparso ottantacinquenne nel 2010. Si confessò allo storico della Tv Pino Frisoli: «C’era il problema tecnico di prolungare i cavi. Per questo, dalla sede di Torino facemmo due esperimenti: la sfilata di Carnevale in piazza Madama, con le telecamere montate in alto sulle scale dei vigili del fuoco, in modo da inquadrare via Po; e la ripresa di Juventus-Milan, disputata in un pomeriggio di nebbia. Vedevo figure vaghe, e allora commentai guardando il monitor e mi accorsi che l’occhio elettronico è più sensibile della pupilla umana».
Inoltre: «La scoperta, epocale, pose le basi della grammatica televisiva. Il telecronista deve raccontare ciò che scorge sullo schermo perché corrisponde alla visione del telespettatore». Sul web girano immagini che sanno di un mondo lunare, di gradinate zeppe, di maglie - bianconere, rossonere - che sembravano corazze variopinte. Vinse il Diavolo con un clamoroso e straripante 7-1. Eppure l’equilibrio lo aveva spaccato la Vecchia, con John Hansen. Ma poi solo Milan, troppo Milan, il rullo svedese del celeberrimo Gre-No-Li. Crepitarono, nel tumulto dell’arena, le reti di Gunnar Nordahl, autore di una tripletta, Gunnar Gren, Nils Liedholm, Renzo Burini ed Enrico Candiani. Sull’1-4, per la cronaca, era stato espulso Carlo “Nuccio” Parola, il signor Rovesciata, reo di una pedata al Pompierone di Hörnefors. Lo scudetto, sempre per la cronaca, avrebbe però baciato proprio lei, la Juventus di Giampiero Boniperti, dei danesi Hansen e Karl Aage Praest, di Rinaldo Martino, argentino di Rosario, detto “Zampa di velluto”.
Ma sì, luogo comune o no, me la gioco: (tele)polvere di stelle.