
Aiutiamo gli arbitri (sempre che vogliano farsi aiutare) parte seconda: il peso intollerabile di una politica parrocchiale eppure fortemente condizionante.
Sfruttando il vantaggio di qualche ora - ero in redazione al computer, mentre Ibra era impegnato a Rotterdam col Feyenoord - ho inviato questa nota sintetica al presidente dell’AIA Antonio Zappi: non contiene lamentele - un giornale solo non sarebbe bastato - e neppure dossierotti, bensì considerazioni su un settore che fa acqua da troppe parti e non da un giorno.
Sono convinto che le maggiori responsabilità della crisi di credibilità e consenso della classe arbitrale le abbia la politica, che incide tanto sulla fase elettorale quanto sulla gestione ordinaria.
Procedo per punti, lasciando le riflessioni agli appassionati, oltre che ai diretti interessati.
1) L’organico della CAN A e B dovrebbe essere ridotto: dagli attuali 46 a 36, 38. Gli arbitri sono numericamente troppi anche in Lega Pro e in LND: non tutti ottengono la designazione con la giusta frequenza e anche per questo hanno minori possibilità di crescita.
2) Le promozioni dovrebbero essere determinate dalle capacità tecniche e di gestione-gara, non da logiche di politica territoriale, come invece accade.
3) Non è un segreto (il nostro Pinna ha scoperchiato più di un pentolone) che in passato osservatori delle varie commissioni abbiano favorito i “loro poulains”, tenendo conto dell’appartenenza a questo o quel comitato regionale.
La nuova AIA dovrebbe perciò investire sul merito.
4) Trovo anacronistiche le continue protezioni televisive di categoria: nell’epoca della “VARità” risultano ridicole. Anche le sospensioni “per grave errore” sono fuori dal tempo.
Zappi non è il prodotto di un sistema elettorale affrancatosi improvvisamente dalla politica, tuttavia dobbiamo avere fiducia in lui che si è detto pronto a cambiare cose, dinamiche e, se necessario, anche uomini.
Non amo la dietrologia, mi attengo ai fatti e credo di conoscere sistemi, logiche e metodi. Non dimentico mai una massima di Totò: «A proposito di politica, ci sarebbe qualche cosarellina da mangiare?».