
Nuove clamorose dichiarazioni nel corso del processo a San Isidro per la morte di Diego Armando Maradona. Davanti alla Corte si sono presentati gli specialisti di Ipensa, la clinica dove l'argentino era stato ricoverato prima di trasferirsi a Olivas per l'operazione. Secondo loro, però, le condizioni del Diez non erano così gravi da essere sottoposto al delicato intervento chirurgico per l'ematoma subdurale che, di fatto, è stato poi causa del ricovero a domicilio e del successivo decesso. A spingere per l'intervento sarebbe stato proprio Leopoldo Luque, medico di fiducia dell'argentino e ora tra i sette imputati accusati di "omicidio colposo con dolo eventuale" che rischiano fino a 25 anni di carcere.
Le testimonianze
Maradona aveva fatto preoccupare tutti in occasione del suo sessantesimo compleanno, quando fu organizzata in suo onore una festa allo stadio Gimnasia y Esgrima di La Plata. Diego n on stava bene, aveva difficoltà a camminare e a parlare, così fu ricoverato. Il dottor Carlos Manuel Correa rivela il confronto con Luque:"Vedevo Diego depresso, apatico, mangiava male, era disidratato. Mi risposte che assumeva farmaci ed era in cura psichiatrica". Dopo che "la Tac rivelò l'ematoma subdurale", come spiegato dal traumatologo Flavio José Tunessi, tutti gli specialisti ritenevano che Maradona potesse essere curato con un corticosteroide. Non serviva un intervento chirurgico. "Ma Luque era del parere diverso e lo portò a Buenos Aires senza nemmeno avvis are i familiari". Il neurochirurgo Guillermo Pablo Burry ha aggiunto: "Non c'era alcun allarme, decisi di monitorare tutto il quadro clinico ma per Luque andava subito operato. Qualsiasi intervento, però, può causare infezioni, così come la gestione post operatoria. E Diego era un paziente cronico".