Collegno, è spesso il calcio a scatenare i più violenti

Quella dei genitori è invasione di campo e l'episodio non è un caso isolato
Massimiliano Gallo
4 min

Siamo sicuri che conti l’esempio? Perché l’esempio in linea teorica dovrebbe essere Jannik Sinner che pochi minuti dopo la vittoria del suo primo Slam in Australia disse: «Ringrazio soprattutto la mia famiglia. Vorrei che tutti avessero dei genitori come i miei. Mi hanno permesso sempre di scegliere. Non mi hanno mai messo sotto pressione e auguro a tutti i bambini di avere la libertà che ho avuto io». Testimonianza che dovrebbe avere un suo peso e che ha l’ulteriore vantaggio di non essere vintage, di non appartenere al presunto mondo che ci si ostina a ricordare e a immaginare migliore. Facendo finta di non sapere che la definitiva frase di Paolino Pulici - «mi dispiace dirlo, ma a scuola calcio il miglior allievo è quello orfano» - non è certo dei tempi recenti. 

Sinner, in ogni caso, non si presta a equivoci. È contemporaneo ed è uno dei più grandi sportivi italiani di tutti i tempi. Eppure il modello non attecchisce. Non intacca questa patologica invasione dei geni tori nel mondo ludico dei propri figli. Ormai sembra che non si possa semplicemente praticare uno sport. Se nuoti, devi essere Federica Pellegrini. Se giochi in porta, puoi solo diventare Donnarumma. Non possiamo non pensare alla fotografia della frase che campeggia all’ingresso di una scuola calcio: «Chi pensa di avere un figlio “campione”, è pregato di portarlo in altre società». Meriterebbero di essere ricevuti al Quirinale.  

Un magma di nevrosi che ogni tanto – non proprio di rado – sfocia in episodi che sconfinano nella cronaca. Come accaduto domenica scorsa a Collegno, in provincia di Torino. Si stava giocando una partita del torneo di calcio Under 14 “Super Oscar”. Al fischio finale, mentre i ragazzini delle due squadre si stavano sfottendo o anche qualcosina in più, un genitore ha scavalcato la recinzione del campo e ha picchiato il portiere della squadra avversaria. Picchiato nel senso che lo ha mandato all’ospedale. Lo ha colpito con un pugno al volto e ha continuato a infierire mentre la povera vittima era a terra. Il ragazzino ha riportato una frattura al malleolo e una sospetta frattura allo zigomo. 

Cronache apparentemente marziane. Che però non rendono nemmeno l’idea. Potrebbero sembrare casi isolati. Ma lo sono soltanto per coloro i quali non conoscono il sottobosco in cui questi umori vengono coltivati. Quel che andrebbe raccontato, sono le migliaia di episodi border-line che giusto per caso non sfociano in notizia. Ci vorrebbe un microfono aperto per gli istruttori delle più svariate discipline sportive. Non solo il calcio, anche se il calcio è da sempre quella che scatena gli episodi più violenti.  

Servirebbe un canale dedicato ai maestri e alle loro testimonianze. Che sia tv, on line, o radiofonico. Sarebbe una trasmissione tragicomica. Nel giro di pochi giorni batterebbe un bel po’ di record di audience. Tutti a mostrare indignazione. Finché non si viene riconosciuti in quel genitore che insulta l’arbitro o l’adolescente avversario di nostro figlio. Ci sarà un motivo se Sinner è diventato Sinner e i nostri ragazzi sperano solo di non vederci sugli spalti


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