Rivoluzione Infantino, vuole cancellare i Mondiali d’estate: il motivo
L’ ultima trovata di Gianni Infantino, l’uomo che strizzando l’occhio a Trump e stringendo patti con gli arabi ha piazzato una competizione extralarge per club al termine della stagione sportiva più lunga di sempre e che già pregusta lo show del primo Mondiale a 48 squadre, continuando così ad allargare il bacino di voti e consensi, è quella di cancellare il Mondiale d’estate. Con buona pace dell’Uefa, un’altra struttura orientata all’equazione “più partite uguale più ricavi” in barba a qualsiasi logica di protezione degli atleti e di salvaguardia dello spettacolo (gli esperti parlano già di indigestione da calcio), che trasale all’idea di altre rassegne iridate in inverno, come quella del Qatar nel 2022. «Ottimizzare il calendario internazionale», per il presidente della Fifa, significa quasi stravolgerlo, mettendosi probabilmente in competizione con Nyon, con cui i rapporti sono freddi già da anni.
Il calendario e le novità
«Sembra abbastanza ovvio che la coppa del mondo non possa essere giocata in alcuni luoghi durante l’estate, ma anche in Europa fa molto caldo a giugno e luglio», il pensiero che infantino ha espresso ieri a Roma durante l’assemblea dei club europei (EFC). Siccome il calendario è blindato fino al 2030, l’anno del Mondiale del centenario che si giocherà tra Sudamerica, Europa e Africa (a proposito di impegni sempre più gravosi), tutto lascia pensare che la coppa del mondo del 2034 in Arabia Saudita possa diventare la seconda di tante a stagione in corso. Tra coppe europee, finestre per le nazionali e tornei Fifa vivremo stagioni sempre più congestionate. L’ultimo report della Fifpro evidenzia che sempre più calciatori non beneficiano dei 28 giorni di riposo raccomdnati e di una preparazione pre-cammpionato minima. Molti hanno superato le 60-70 presenze, con evidenti rischi per la salute.
La guerra e gli stadi
Infantino ieri ha parlato anche di Italia-Israele a Udine e delle tensioni che stanno accompagnando questa partita. «L’accordo di pace è una notizia fantastica, tutti dovrebbero esserne felici e sostenere il processo», ha spiegato, cercando di smorzare le polemiche. Criptico, invece, il suo ragionamento sull’organizzazione di partite fuori dai Paesi d’origine, come accadrà a Perth, in Australia, con Milan-Como. «Abbiamo una struttura che prevede partite a livello nazionale, a livello continentale e poi a livello globale. Se vogliamo romperla, corriamo un grosso rischio. Ho la mia opinione personale, che non condividerò ora. Ma ora ho visto che l’Uefa ha detto sì. Vogliamo che tutti giochino ovunque e facciano quello che vogliono?» Pensiero finale sugli stadi, vero cruccio italiano. Euro 2032 è dietro l’angolo e le scadenze rischiano di togliere il fiato a un Paese che si ritrova come sempre costretto a rincorrere: «Credo che l’Italia ce la farà per Euro 2032. Conto sulla creatività e sul desiderio di lanciare un segnale da parte di tutti. A Milano è stata presa una decisione importante, il sindaco di Roma ha detto che siamo arrivati all’ultimo step per il nuovo impianto dei giallorossi. L’Italia deve avere i migliori stadi del mondo».
