Arbitri, transizione e confusione: la pace sia con voi© ANSA

Arbitri, transizione e confusione: la pace sia con voi

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Ivan Zazzaroni
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Di cosa hanno bisogno gli arbitri italiani per provare a fare meno danni? Di un po’ di pace. Interna, effettiva, concreta: quella esterna non è perseguibile. Giovani e meno giovani, capaci e scarsi stanno vivendo la stagione della transizione - da Pacifici, subentrato a Trentalange, a Zappi, e da Rocchi e Orsato -: alcuni avvertono da tempo il profumo del cambiamento e allora riemergono i malumori a lungo sopiti e le ambizioni personali che tolgono serenità al momento dell’effettuazione del servizio.
Già, perché alcuni di loro non hanno ancora capito di essere fornitori di un servizio, non la parte attiva del calcio ed è questo aspetto che chi li governa dovrebbe mettere bene in chiaro.
Non riesco a entrare nei panni del designatore - non ho la testa da arbitro - ma posso capire quanto sia difficile portare avanti un lavoro a scadenza e sotto una presidenza della quale non si è espressione: non fu Zappi a sceglierlo.
Al di là della capacità e dell’esperienza di Rocchi, che sono notevoli, penso che il presidente dovrebbe - se non l’ha già fatto - rimettere in ordine le cose garantendo il massimo sostegno a chi c’è in questa fase. Un po’ come fece Berlusconi con Sacchi quando il Milan stava per andare in malora. 
Dimenticavo che il Cavaliere non se l’era trovato, Sacchi: l’aveva voluto. 
PS: Il regolamento è fatto male, dagli arbitri pretendiamo personalità e buonsenso. Impraticabili in assenza di serenità.  


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