Dal pianto al rimpianto

Leggi il commento del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio
Ivan Zazzaroni
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Mi perdonerete se dedico il primo pensiero a Galeone del quale in queste pagine Mimmo Carratelli offre un ricordo talmente ricco da marcare una differenza abissale tra un (il) giornalista sportivo novantunenne e migliaia di improvvisati dei social.

Giovanni l’innovatore, zonista convinto, il poeta dell’allegria tattica, bulimico di emozioni. Per chi l’ha frequentato per oltre trent’anni, il Gale era una sorta di peccatore di calcio e di vita, peraltro mai pentito; per i più giovani, “soltanto” il padre calcistico di Allegri, Gasperini e Marco Giampaolo

Stava molto male da tempo, temeva di finire dimenticato e per questo gli piaceva essere cercato anche solo per parlare di Max e allora ne rivelava piccoli segreti, sentimenti e progetti, spesso esagerando. «Giovanni parla troppo», ripeteva Allegri, tollerandone tuttavia gli eccessi. 

L’ultima volta l’ho sentito a fine giugno. Chiusa la telefonata, mi ha scritto questo: «Ciao, Ivan, abbiamo svenduto il calcio italiano. Dove sono i settori giovanili? E gli allenatori Vatta, Favini, Capello, Gasperini, Galeone, Reja che insegnano calcio ai ragazzi? Tristezza. Scusami. E pensare che la vera felicità la provi allenando i settori giovanili»

Ieri sera Max e Gasp erano perciò divisi dagli obiettivi, ma uniti dal dolore per la morte di uno di famiglia.  

La loro sfida ha mostrato l’identità tecnica delle due squadre: la Roma ha giocato 35 minuti, i primi, in modo eccellente fino al momento di chiudere l’azione; il Milan s’è difeso con qualche affanno, ma alla prima ripartenza seria ha trovato il vantaggio. Sì, alla Allegri: Bartesaghi, che fino a quel momento era sembrato ubriaco di sé, ha avviato l’azione del gol, poi sviluppata da Leão e conclusa da Pavlovic, e servito a Fofana il pallone del possibile 2-0.  

A inizio ripresa il Milan ha avuto almeno tre possibilità di raddoppiare: Svilar e un palo hanno tenuto in vita la Roma. La quarta l’ha bruciata in seguito Leão. A sprecare qualcosa, troppo, è stato anche Dybala che s’è fatto respingere un rigore a pochi minuti dalla fine. 

Dal pianto per Galeone si è passati così al rimpianto. Anzi, ai rimpianti. La Roma ha perso un’occasione d’oro: ad Allegri mancavano Pulisic e Rabiot, ovvero, qualità, chili e gol; tanto ha fatto però Modric. Con la classe e la tranquillità del genio ha riempito nuovamente San Siro. Meno doloroso è il rimpianto del Milan che i tre punti li ha presi ma che deve rammaricarsi per non aver chiuso prima la partita. 

La Roma resta quella dei 21 punti con soli 10 gol, il Milan si conferma una squadra con una mentalità nuova e un leader invidiabile di soli 40 anni. Ci sono quattro squadre in un punto. Le meritiamo.


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