Donadoni allo Spezia, un atto di giustizia© LAPRESSE

Donadoni allo Spezia, un atto di giustizia

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Ivan Zazzaroni
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Nei vent'anni da allenatore - il calciatore, il campione, resta intoccabile - non ha mai rubato un portafoglio negli spogliatoi e non mi risulta che si sia fatto la moglie di un calciatore o di un dirigente. Eppure per cinque lunghi anni Roberto Donadoni è uscito, non per sua volontà, dal calcio italiano che gli ha spesso preferito colleghi di livello decisamente inferiore.

Ora lo Spezia ha finalmente deciso di investire sulle capacità del Dona per provare a conservare la categoria. Che è la disgraziatissima serie B.

Riassuntino: Roberto cominciò ad allenare a Lecco nel 2001. In seguito lavorò a Livorno, al Genoa e di nuovo al Livorno prima di ottenere la panchina della Nazionale grazie ai buoni uffici di Albertini e Costacurta, suoi ex compagni al Milan, e del commissario post-Calciopoli Guido Rossi. A seccarlo (ai rigori, Europei 2008) furono una delle selezioni spagnole più forti di sempre e gli "orfani" del campione del mondo Lippi.

Dona lo ritroviamo a Napoli nel 2009, esonerato in fretta e furia da De Laurentiis, e poi a Cagliari, Parma, Bologna e infine allo Shenzhen. Dall'11 agosto 2020, l'oblio, qualche amara intervista e niente più.

Ieri, 4 novembre, festa dell'Unità Nazionale (...), si è compiuto un atto di giustizia calcistica: il 62enne Donadoni ha riottenuto ciò che merita: il campo.

Gli auguro di aggiungere al buonsenso e alla competenza, che gli appartengono, quel pizzico di rabbia maturata nella fase dell'espiazione di una colpa mai commessa.


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