Suarez: Io, il futuro di Messi e la fine della mia storia con il Barcellona

Lunga intervista dell’attaccante uruguaiano al giornale “As”: la scelta di firmare per l'Atletico Madrid, il divorzio con Bartomeu e Koeman, il contratto in scadenza di Leo
Suarez: Io, il futuro di Messi e la fine della mia storia con il Barcellona© EPA
Stefano Chioffi
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Luis Suarez non ha più nostalgia del Barcellona, ma continua a considerare Leo Messi come un fratello e l’ex presidente Bartomeu la rovina di un club smontato a pezzi. Ha dimenticato il Camp Nou e la trattativa con la Juve: niente rimpianti, anche se la magistratura prosegue le indagini sul suo esame di italiano all’università di Perugia. L’Atletico Madrid lo ha aiutato ad aprire un nuovo capitolo.

Si era sentito messo alla porta da Bartomeu e da Koeman. Trattato come un costo, un esubero. Costretto ad allenarsi da solo. Ma il passato, nei suoi ragiomanenti, è solo una cicatrice. Empatia immediata con Simeone, insieme hanno lanciato l'assalto alla Liga: Suarez, 33 anni, ingaggio da dieci milioni netti, ha segnato quattro gol in cinque partite di campionato. L’uruguaiano si è raccontato in una lunga intervista al giornale spagnolo “As”. Dai suoi traguardi al tandem con João Felix, dal futuro di Messi ai suoi rapporti con Koeman. “Nell’Atletico sto bene. Ho trovato un club organizzato, che ha subito aiutato me e la mia famiglia. Penso alla casa e alla scuola per i bambini. Mi ha agevolato in tutto“.

Ha scelto l’Atletico per vincere il sesto campionato della sua carriera, dopo i quattro con il Barcellona e quello in Uruguay con la maglia del Nacional: “Mi sento fondamentale per l’allenatore. Questo club ambisce a grandi obiettivi. Devo soddisfare tante aspettative. L'Atletico lotta da anni per essere al top. Ha avuto la sfortuna di perdere alcune finali di Champions, qualche anno fa ha vinto un campionato e nelle ultime stagioni ha sempre tenuto testa al Barça e al Real Madrid. Autostima ed entusiasmo non mancano. Mi piace la mentalità dell’Atletico: qui si aiutano tutti”.

Promette fuochi d’artificio con João Felix, geniale e veloce, elegante e altruista: perfetto per Suarez, che nella Liga ha vinto solo una volta il titolo di capocannoniere (40 gol nel 2015-16): “Non sono sorpreso dal suo talento, lo avevo già ammirato nel Benfica, quando era giovanissimo. E’ alla sua seconda stagione in Spagna. Non è facile quando vieni dall'estero, hai bisogno di un periodo di adattamento. Penso che quest'anno stia iniziando ad entusiasmare le persone. Ha acquisito fiducia, maggiore sicurezza. Può fare la differenza, senza farsi schiacciare però dal peso delle responsabilità, che tutti devono prendersi in parti uguali".

Suarez nutre rispetto per i tifosi del Barcellona. E dopo la sosta per gli impegni delle nazionali, alla ripresa del campionato, il 21 novembre affronterà i blaugrana al Wanda Metropolitano di Madrid. “Se dovessi segnare, non festeggerei il gol. Ho ricevuto molto dai compagni, dalla gente, dalla società. Non sarebbe giusto. Sfiderò tanti amici, ma difenderò fino alla morte la maglia dell’Atletico. Qui mi sto divertendo e non vedo l'ora di continuare a mostrare che tipo di giocatore sono in tutto il mondo”.

Messi è come un fratello per Suarez. Le amicizie vere non hanno la scadenza di un contratto, a differenza del calcio. “Continuiamo a parlare spesso. Ma parliamo della nostra vita. Di quello che sta succedendo oggi. L'altro giorno era il compleanno di mio figlio. Abbiamo un buon rapporto e non parliamo solo di calcio. Cerchiamo di sostenerci a vicenda su questioni personali. Messi ha 33 anni e sa come affrontare ogni situazione. Lo vedo con lo stesso entusiasmo di un tempo”.

Qualche giornio fa, Quique Setien (l’ex allenatore del Barcellona, sostituito dopo il flop in Champions e l’8-2 con il Bayern) ha dichiarato che Messi è difficile da gestire. Suarez evita la polemica. Quique Setien fu assunto lo scorso 13 gennaio dal presidente Bartomeu, che lo ingaggiò licenziando Ernesto Valverde. “Tutti i colleghi che vivono con Leo possono raccontare cose meravigliose di lui. Sul campione e sull’uomo. Aiuta molto i giovani, li consiglia. Basta questo per comprendere la sua importanza all’interno dello spogliatoio”.

Piqué ha detto che la partenza di Bartomeu era necessaria. “Cosa ho provato il giorno in cui il presidente ha annunciato le dimissioni? La realtà è che quello che succede a Barcellona non mi preoccupa. Oggi sono all'Atletico e difendo questa maglia. Preferisco stare ai margini di ciò che accade lì. Il mio rapporto con Koeman? Basato sulla professionalità”. Con una breve telefonata, il tecnico olandese lo ha invitato - alla fine di agosto - a cercarsi un altro club. “Gli ho detto che fino a quando non avrei trovato una soluzione, nessuno avrebbe potuto negarmi il diritto di continuare ad allenarmi. Ho passato tre settimane ad allenarmi con la professionalità che mi contraddistingue. Mi hanno mandato ad allenarmi separatamente e io non ho smesso di lavorare. Dopo il discorso avuto con Koeman, è nata in me l’esigenza di trovare una soluzione e una nuova strada. Tra noi c’è stato rispetto reciproco, io nei suoi confronti per la decisione che aveva preso come allenatore e lui nei miei confronti per l’impegno che ho dimostrato, senza disturbare o protestare per la situazione che stavo vivendo”.

Nell’Atletico è rimasto colpito dal carisma di Simeone. “Non ha avuto bisogno di convincermi. Quando ti senti amato da una parte e l'allenatore mostra interesse nei tuoi confronti, capisci che hai trovato quello che cercavi. Mi sono sentito apprezzato, mentre altrove non era più così”.

Messi ha il contratto in scadenza il 30 giugno 2021. Aspettava le dimissioni di Bartomeu: il primo atto è stato compiuto. Ora, prima di rinnovare, vuole capire i progetti del nuovo Barcellona. “Portarlo qui all’Atletico? Leo è maturo per prendere le decisioni che deve prendere. Non gli chiederò mai niente, anzi, difenderò sempre le sue scelte, l’importante è che sia felice”.


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