Iran in ansia per Amir, il calciatore condannato a morte

Nella sua città è stato allestito un patibolo. Nasr-Azadani è tra i 43 che rischiano l’esecuzione. È accusato di omicidio, ma non ci sono prove
Iran in ansia per Amir, il calciatore condannato a morte© ANSA
Giorgio Coluccia
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A Isfahan, città natale di Amir Nasr-Azadani, tutto comincia con la sommossa dello scorso 17 novembre. In Iran la stampa del regime e l’agenzia statale Irna pochi giorni dopo mostrano quattro individui bendati e rivolti contro il muro, dipinti come terroristi nonché autori del triplice omicidio di un colonnello e due volontari basiji nel corso delle proteste anti-regime. Uno di quelli è il ventiseienne Amir Nasr-Azadani, terzino nella massima serie iraniana dal 2015 e perseguitato da due infortuni alle ginocchia nel corso della sua breve carriera. Sembra sia destinato proprio a lui quel patibolo allestito negli ultimi giorni in piazza Shahid Alikhani a Isfahan, visto che il calciatore è stato inserito da inizio dicembre in una lista di 43 soggetti condannati a morte. La famiglia sarebbe già stata informata, dopo il divieto del regime sulla possibilità di rilasciare dichiarazioni. Si tratterebbe della terza esecuzione pubblica di un giovane manifestante in pochi giorni, dopo quelle dei ventitreenni Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard, verosimilmente costretti a confessare e senza un avvocato alle spalle. 

Accuse

Amir Nasr-Azadani è accusato di “baghi”, ossia di tradimento e rivolta contro le autorità, che prevede appunto la pena di morte mediante impiccagione. Nonostante le smentite degli ultimi giorni il tribunale nazionale è stato irremovibile, affermato di «aver ottenuto video e documentazione sufficiente a dimostrare che l’individuo fa parte di un gruppo armato». Il regime punta a questi gesti estremi davanti agli occhi di tutti proprio per incutere maggior paura, per disinnescare le violente proteste scoppiate ormai in Iran da tre mesi dopo la morte della giovanissima Mahsa Amini. Non c’è alcuna prova che Nasr-Azadani fosse sul luogo del delitto nel giorno in cui è avvenuto il fatto, stando a quanto è riuscita a verificare tramite documenti, video, testimonianze e dichiarazioni la Cnn insieme al gruppo di attivisti 1500Tasvir. Tra coloro che vengono arrestati, tantissimi vengono sottoposti in carcere a torture e violenze sessuali, prima di ottenere confessioni forzate e intavolare processi farsa. 

Solidali

Sui social nei giorni scorsi a favore della liberazione Nasr-Azadani si sono esposti anche Godin, Rafa Marquez, Sorin e Bartra. Ultimamente invece casi simili (però con successivo rilascio) hanno riguardato Voria Ghafouri, arrestato sul campo d’allenamento, e Parviz Broumand, ex capitano dell’Esteghlal ed ex secondo portiere della Nazionale, accusato di aver guidato le rivolte anti regime. Poco più di un mese fa la selezione iraniana ai Mondiali - nel match d’esordio contro l’Inghilterra - si era rifiutata di cantare l’inno in segno di dissenso rispetto alla situazione nel proprio Paese. Al ritorno in patria su tutti loro sembra essere calato un silenzio inquietante, salvo coloro che giocano in Europa come Taremi del Porto, Ghoddos del Brentford, Azmoun del Bayer Leverkusen, Karimi jr. del Kayserispor e Abedzadeh del Ponferradina. Proprio Karimi jr. assieme a Hosseini nei giorni scorsi avevano postato sui socialla foto di Nasr-Azadani, insieme a poche parole come «Vecchio amico» e «No alla pena di morte». Un testimone alla Cnn sembrava lasciare poche speranze sulla sorte del calciatore: «Il pensiero che possano giustiziarlo da un giorno all'altro è davvero terribile. Le notizie quotidiane che continuiamo a sentire sono preoccupanti. Dal giorno in cui è stato arrestato, le autorità ci hanno detto che sarebbe stato rilasciato entro la fine della settimana, rinviando puntualmente quel momento». Il patibolo pronto all’uso alimenta i cattivi presagi, il fiato rimane sospeso.


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