ROMA - È parecchio oro quel che luccica in Arabia Saudita, il Paese che ha scelto di investire nell’intrattenimento per non essere più dipendente dalle oscillazioni legate al prezzo del petrolio. E se la nuova frontiera della stabilità fosse il calcio, il gioco più incerto e imprevedibile? Per alcuni è l’oppio dei popoli, per altri è un acceleratore di sviluppo, nonché il compromesso ideale per fare in modo che uno degli Stati più conservatori del pianeta cominci ad aprirsi. Neymar, Ronaldo, Benzema, Milinkovic, Firmino e tutti gli altri fenomeni finiti tra Riyad e Gedda dimostrano come gli arabi non abbiano solamente acquistato in Europa dei giocatori: hanno infatti comprato dei simboli. I 10 calciatori più importanti della Saudi Pro League sono seguiti sui social network da 1,5 miliardi di persone (le influenzano e ne orientano talvolta le opinioni) e nei loro contratti sono previsti persino dei bonus che permettono loro di incrementare la busta paga per ogni post su Instagram, Facebook, X e TikTok nei quali viene promossa l’immagine del Paese; con un semplice clic, ad esempio, a Neymar può arrivare un bonifico da 500 mila euro. La potenza mediatica delle star del pallone sposta le montagne. Non a caso, da una stagione all’altra, gli introiti da sponsor della lega - che dà supporto ai club, non ancora strutturati al meglio, anche sotto il profilo manageriale - sono cresciuti del 75% e più in generale le entrate del campionato sono salite del 650% dall’arrivo di CR7. Gli arabi lo chiamano “Ronaldo’s effect”. La lega saudita sta per diventare la terza al mondo in termini di entrate da sponsorizzazioni, dopo essere salita sul secondo gradino del podio delle spese di mercato (medaglia d’oro ancora alla Premier) nell’estate del 2023, ben 1,8 miliardi tra stipendi e cartellini.
Strumento
Il calcio è lo strumento privilegiato di “Vision 2030”, l’ampio progetto pilotato dalla famiglia reale e dal principe ereditario Mohammad Bin Salman che punta ad arricchire il portafoglio dello Stato. E così l’Arabia ha aperto al turismo, sta stringendo accordi commerciali e culturali con i Paesi UE, organizza concerti, mostre e proiezioni di film internazionali (tutto pro i bito fino a pochi anni fa), allentando - lentamente e col proprio ritmo - la morsa sulle questioni politico-religiose che regolano la vita dei sudditi. CR7, come detto, è stato il primo ad attraversare questo varco dorato. «In pochi anni diventerà uno dei migliori campionati al mondo» promise. La strada intrapresa è proprio questa: raggiungere il massimo campionato inglese, modello di riferimento sotto il profilo dei ricavi, della copertura mediatica, della capacità di spesa e del coinvolgimento dei fan. Intanto, è salito a 38 il numero di emittenti che trasmettono il campionato del regno in 140 Paesi diversi. E in questo 2023-24 la presenza negli stadi è aumentata del 25%. La passione popolare per il calcio in Arabia non è mai mancata, ma l’approdo delle grandi star - 94 stranieri approdati nel deserto in un paio di mesi, oggi rappresentano il 29,1% del totale dei calciatori - ha incrementato ancor di più l’interesse. Ne è conseguito pure un aumento della media gol del 26% nelle prime 7 giornate.
Sviluppo
E mentre il neo ct Roberto Mancini ha cominciato con due sconfitte il suo percorso, la Federcalcio locale continua ad avere la certezza che, entro il 2026, i “Green Falcons” beneficeranno delle regole che impongono alle società un utilizzo sempre maggiore dei giovani cresciuti nei vivai. «Il nostro approccio centralizzato nei trasferimenti e la creazione di percorsi di sviluppo per ciascun club stanno dando dei frutti» ha ricordato Michael Emenalo, direttore del calcio della SPL. I 4 principali club, quelli di proprietà del fondo sovrano Pif che raggiungerà presto 900 miliardi di patrimonio, non hanno limiti di spesa: sono l’Al-Hilal e l’Al-Nassr a Riyad e l’Al-Ittihad e l’Al-Ahli a Gedda. Le altre 14 società segnalano i calciatori che vorrebbero acquistare e la lega, nei limiti del budget assegnato a ciascuno, sblocca i fondi. «Abbiamo un prodotto sempre più competitivo - ha spiegato Carlo Nohra, Ceo della SPL - e la prossima fase sarà la costruzione di infrastrutture». Abbiamo visto con i nostri occhi, a metà agosto, come i lavori per realizzare dei nuovi centri sportivi all’avanguardia viaggino spediti. Da qui a breve gli arabi cominceranno a rifare anche gli stadi, rendendoli più moderni e confortevoli. La nuova corsa all’oro è appena cominciata.