Real Madrid, i sette giorni di Zidane

Cinque sconfitte in quindici partite: i “blancos” mai così male nella loro storia. Perez non pensa all’esonero di Zizou, ma considera decisive le gare con il Siviglia, il Borussia Mönchengladbach e l’Atletico Madrid, in programma tra il 5 e il 12 dicembre. Dagli acquisti di Hazard e Jovic alla cessione di Theo Hernandez: sui social è scattato il processo al tecnico francese
Real Madrid, i sette giorni di Zidane© EPA
Stefano Chioffi
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Il Real Madrid non pensa che la soluzione più giusta, adesso, sia quella di separarsi da Zidane, il tecnico che ha regalato undici trofei ai “blancos”, comprese le tre Champions consecutive. Non lo ritiene il primo colpevole di un avvio di stagione da incubo (cinque sconfitte in quindici partite), anche se in Spagna sostengono che il presidente Florentino Perez abbia in realtà solo rinviato la decisione, in attesa delle prossime tre gare con il Siviglia (sabato 5, in trasferta), il Borussia Mönchengladbach (mercoledì 9, a Valdebebas, tappa decisiva per la qualificazione agli ottavi di Champions) e l’Atletico Madrid (sabato 12, sempre in casa). L’alternativa a Zizou, nel caso in cui la situazione dovesse precipitare, ruota intorno a tre nomi, secondo i giornali spagnoli, da “Marca” a “Sport”: Pochettino, Allegri e la bandiera Raul (che ora allena il Castilla).

Mai, nella sua storia, il Real Madrid aveva vissuto una partenza così sofferta: ha perso una partita su tre (contro il Cadice, il Valencia, l’Alaves e due volte con lo Shakhtar). Aumenta la nostalgia legata a Cristiano Ronaldo, così come i tifosi - sui social - rimproverano a Zidane una serie di errori: 1) i 115 milioni spesi per Hazard, che ha saltato per infortunio 38 partite su 66 in un anno e mezzo; 2) i 63 milioni investiti per il centravanti serbo Jovic, che ha segnato - dal 2019 - solo 2 gol in 32 partite; 3) le cessioni di tre terzini sinistri di livello come Theo Hernandez, Hakimi e Reguilon, soprattutto alla luce dell’involuzione di Marcelo e del deludente inserimento di Ferland Mendy, ex Lione, costato 48 milioni e arrivato nel 2019; 4) il mancato acquisto di un grande difensore centrale, considerando l’età di Sergio Ramos, la flessione di Varane (tra i più criticati dopo la sconfitta di martedì contro lo Shakhtar) e le opache prestazioni di Eder Militão; 5) l’assenza di un nuovo leader a centrocampo, in grado di raccogliere l’eredità di Modric e Kroos: il sogno di Zidane era Pogba, ma la pandemia e i conti in rosso del club hanno impedito a Perez di effettuare un altro tentativo per il francese nella scorsa estate; 6) E’ mancato un ricambio generazionale all’altezza del prestigio del Real: gli unici lampi sono arrivati dal regista uruguaiano Federico Valverde (1998) e dai due attaccanti brasiliani Vinicius Junior (classe 2000) e Rodrygo (2001).

Siviglia, Borussia Mönchengladbach e il derby con l’Atletico di Simeone: il futuro in 270 minuti. Zidane riparte da una certezza: “Non mi dimetto”, ha detto dopo l’ultimo ko con lo Shakhtar. A Valdebebas si è confrontato a lungo con i giocatori. Niente processi, solo l’invito a ricordare che anche in passato il Real ha affrontato e superato momenti delicati. Esclude il sospetto che la squadra si senta appagata e non recepisca più i suoi messaggi. Non ha paura, insomma, di farsi il Real dalle mani.


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