Campagna web contro Mbappé, ombre sul Psg

Profili fake per screditarlo. Un testimone rivela: "C'era l'ok del club". E ora il francese potrebbe liberarsi
Campagna web contro Mbappé, ombre sul Psg© Getty Images
Davide Palliggiano
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Uno scandalo simile era già accaduto a Barcellona nel 2020, quando l’ex presidente Bartomeu fu accusato di aver ingaggiato una società che, attraverso la creazione di profili social falsi, buttasse fango su Messi, Piqué e altri suoi ex tesserati come Guardiola, Puyol o lo stesso Xavi, che all’epoca non era ancora l’allenatore dei blaugrana. A distanza di due anni, anche a Parigi sembra sia stato utilizzato un metodo simile nei confronti di Mbappé, almeno secondo quanto rivelato in un dossier di Mediapart. Il Psg avrebbe praticamente ingaggiato un “esercito digitale” tramite l’agenzia Digital Big Brother (DBB) per dar fastidio sui social ai propri avversari e persino ad alcuni dei suoi giocatori come il fuoriclasse di Bondy o l’ex Adrien Rabiot, ora alla Juve. Il club ha ovviamente negato tutto, ma l’ex direttore delle operazioni di URéputation, società controllata dalla DBB, ha confermato ai francesi di RTL le informazioni rivelate da Mediapart. «È stato fatto tutto in collaborazione con il club» ha detto Frederic Geldhof, confermando la creazione di una serie di account fasulli sulle principali piattaforme social. Campagne diffamatorie rivolte anche a club ritenuti ostili. Geldhof ha confermato poi a Le Parisien di aver collaborato con il Psg e di essere stato in contatto con Jean-Martial Ribes, allora direttore della comunicazione, che ha lasciato l'incarico lo scorso maggio. Ha spiegato di aver incontrato anche il presidente Nasser Al-Khelaifi: «Il nostro ruolo era quello di mettere in atto sui social e sul web la strategia del dipartimento di comunicazione del nostro cliente. È sorprendente che il club neghi di aver avuto contatti con noi».

«Possibile rescissione»

Il caso, ovviamente, è esploso in Francia e rappresenterebbe uno dei tanti motivi per cui Mbappé ha chiesto la cessione già nel mese di gennaio. Addirittura, sostiene Tatiana Vassine, avvocato esperto in diritto sportivo interpellato da Rmc Sport, potrebbero esserci le condizioni per una rescissione: «Ciascuna delle parti vincolate da un contratto di lavoro è soggetta ad un obbligo di lealtà che equivale all'obbligo di buona fede presente in tutti i contratti». Se l’esercito digitale schierato contro l’attaccante fosse confermato e imputabile al Psg, insomma «sarebbe sufficientemente grave da giustificare un inadempimento contrattuale». In più, il club sarebbe obbligato a pagare a Mbappé tutti gli stipendi fino alla scadenza del 2024.

Pochi amici

Kylian, in questi giorni, non ha cambiato idea e le rivelazioni di Mediapart non hanno fatto altro che rafforzare la sua voglia di andar via. Anche nello spogliatoio le cose non vanno bene, tanto che gli sarebbero rimasti pochissimi amici, e tutti francesi, con cui scambiare quattro chiacchiere: Kimpembe e i neo arrivati Mukiele ed Ekitike. Nonostante parli un ottimo castigliano, l’attaccante si sente escluso dal gruppo di sudamericani e spagnoli che “comandano” nello spogliatoio. Molti di loro non gradiscono i suoi atteggiamenti da “superstar” e hanno visto con una certa invidia l’intercessione lo scorso maggio da parte del Presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, tra i principali “colpevoli” del cambio di idee di Mbappé, fino a pochi giorni prima convinto di lasciare Parigi per il Real Madrid.


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