Vardy confessa: «Ho subito minacce di morte dopo l'esonero di Ranieri»

L'attaccante si è difeso dalle accuse che lo volevano responsabile del licenziamento del tecnico italiano e ha dichiarato di essere stato vittima dei propri tifosi
Vardy confessa: «Ho subito minacce di morte dopo l'esonero di Ranieri»
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ROMA - E' stato uno dei protagonisti della fiaba che ha fatto sognare il mondo del calcio. Jamie Vardy, insieme ai suoi compagni e a Claudio Ranieri, ha scritto la storia del Leicester e della Premier League entrando nei cuori dei tifosi, non solo inglesi, ma di tutto il mondo. Almeno fino al 23 febbraio scorso quando la società comunica l'esonero del tecnico italiano. Certo i risultati in campionato non sono dei migliori e la partita persa contro il Siviglia agli ottavi di Champions League ha fatto il resto, ma ad aggravare la situazione sono le voci che vogliono i giocatori colpevoli di aver remato contro Ranieri fino a costringere la società a decidere il suo esonero. Una scelta, questa, presa in malo modo dai tifosi delle Foxes che hanno preso le difese dell'allenatore italiano criticando aspramente i calciatori. Tutti e in particolare Vardy.  

LE MINACCE - Non solo insulti e non solo fischi per l'attaccante inglese. Secondo quanto riporta The Guardian, infatti, Vardy ha dichiarato di essere stato gravemente minacciato insieme alla sua famiglia. "La storia è lì, sulla bocca di tutti e ognuno prende la versione che più preferisce sentendosi in diritto di minacciare te, la tua famiglia, i tuoi bambini..." ha detto l'attaccante. "Cerco di andare avante e sopportare, ma quando ti tagliano la strada più e più volte e in macchina hai i tuoi figli diventa molto difficile non aver paura". "Il mio nome, io, - continua - sono stato considerato il motivo, o uno dei tanti, che ha portato all'esonero di Ranieri, ma non è assolutamente così. L'incontro che poi ne ha visto il licenziamento è avvenuto subito dopo la gara col Siviglia mentre ero impegnato in un test anti-doping della durata di tre ore". 

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I MOTIVI - Ad aggravare la situazione di Vardy e dei suoi compagni considerati suoi complici è stato il tardare a postare un messaggio di solidarietà o di vicinanza nei confronti di chi li aveva guidati alla vittoria del titolo la stagione precedente. "Non ho postato nulla subito perché è successo tutto dopo la partita, ero tornato da Siviglia, sono tornato stanco, ho messo i bambini a letto e sono andato a dormire". Il messaggio alla fine è arrivato "in ritardo perché non sapevo cosa dire; è difficile trovare le parole per una persona che è stata tanto importante. Anche se - ammette - è strano che i messaggi siano arrivati tutti dopo che i giornali ne hanno sottolineato la mancanza".

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LE CONFERME - Dopo l'esonero di Ranieri il Leicester, però, è tornato a volare vincendo quattro partite e passando il turno in Europa qualificandosi ai quarti di Champions League dove affronterà l'Atletico Madrid, risultati, questi, che avvalorano l'ipotesi di un ammutinamento dello spogliatoio ai danni dell'allenatore italiano. "Ho subito accuse e insulti in ogni stadio da quel giorno, ma fa parte del gioco. Se non ho denunciato - conclude Vardy - è perché non ho prove certe e nessun filmato". 

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