In casa Italia è ancora fresca la cocente delusione per l'eliminazione dai Mondiali femminili alla fase a gironi, obiettivo minimo della spedizione in Oceania delle ragazze di Milena Bertolini. La bolla è esplosa davanti a un Sudafrica che aveva già rispedito a casa il materiale tecnico perché era convinto di essere eliminato dopo la sfida contro le azzurre. L’aereo invece l'ha preso l'Italia, che è tornata a casa ridimensionata e nel caos.
Sudafrica, il calcio femminile non è professionistico
"Hanno combattuto come guerriere, come le eroine che sappiamo essere - aveva commentato nel post partita Desiree Ellis, sessantenne manager delle sudafricane, nonché una delle fondatrici della nazionale femminile Bafana Bafana - Hanno combattuto per essere ricordate nella storia. E hanno fatto la storia". La storia per davvero, visto che in Sudafrica il calcio femminile non è ancora un movimento professionistico. "Non veniamo pagate davvero - aveva spiegato il portiere Kaylin Swart - Io lavoro a tempo pieno, dalle 9 alle 17 tutti i giorni, e mi alleno dalle 19 alle 21 di sera. È difficile essere una calciatrice in Sudafrica".
Mondiali femminili, delusione Italia
Dopo la disfatta Mondiale, proprio contro la ct azzurra si è scatenata una pioggia di polemiche, anche a seguito di un post pubblicato su Instagram, duro attacco pubblicato a firma “le calciatrici della Nazionale”. Ciò che non va giù alle giocatrici, tra le altre cose, è lo scarso impiego di veterane come Girelli, Bartoli e Giuliani: "In Nazionale c’è un blocco Roma e Juventus che ha fatto bene in Champions: è lecito domandarsi perché abbiamo faticato così tanto all’Europeo e poi ai Mondiali - si legge nel comunicato affidato ai social - Siamo convinte che avremmo potuto ottenere risultati diversi se solo fossimo state messe nelle condizioni di poterlo fare". E ora in casa azzurra, dopo una pioggia di no per il dopo Bertolini, è il caos totale.