MILANO - Da Sua Emittenza, quando nel 1983 era partito all’assalto dell’Inter di Fraizzoli poi acquistato da Ernesto Pellegrini, a Re Silvio consacrato come tale dal popolo milanista dopo aver salvato, tre anni dopo, il Diavolo da un disastroso fallimento. Una crescita, una vera trasformazione di usi, costumi, modi e mode imposta con la forza del danaro ma anche da un vincente acume imprenditoriale di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani. Un matrimonio che nemmeno i due diretti interessati avrebbero mai pensato che potesse durare così a lungo. Un legame, forte e leale, sancito, ai tempi della colonizzazione dell’etere, il 1° novembre 1979. Proseguito e rafforzatosi in 31 anni di Milan (celebrati ieri) che stanno per essere archiviati nel cassetto dei ricordi. Si chiude un’era non solo rossonera, ma che ha caratterizzato il calcio di Serie A, la Coppa dei Campioni poi diventata Champions League e la Coppa Intercontinentale poi ribattezzata, cambiata anche nella formula, Mondiale per Club.
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COMANDANO I DIRITTI TV E IL CALCIO DELLE STELLE - Il «berlusconismo» ha preso subito piede nel calcio che conta. In molti hanno intuito che il calcio poteva essere spremuto e sfruttato ancora di più. Creando, è vero, una forte sperequazione a tutti i livelli. Ma è indubbio che, alimentato dall’impulso mediatico, il business stava diventando sempre più ricco e importante. La tv ha preso quasi subito il sopravvento nei bilanci ingolosendo ricchi e fidelizzati sponsor. Anche se a trarre i maggiori benefici è stata la Champions League, diventata indispensabile nei bilanci dei club più desiderosi di spendere per ben figurare.
Ma è indubbio che non può essere stata solo una coincidenza che il boom del pianeta calcio sia collimato con il trentennio del duopolio Berlusconi&Galliani. I quali, di comune accordo, negli Anni d’Oro avevano deciso di collezionare anche Palloni d’Oro fra acquisiti (Van Basten, Gullit, Papin, Baggio, Ronaldo, Ronaldinho...) e fatti in casa (Shevchenko e Kakà).
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