Bologna, obiettivo Ndoye: serve l'intervento di Saputo

Motta ha bisogno subito di almeno tre rinforzi, Sartori e Di Vaio stanno facendo di tutto per averli. Ma per sbloccare alcune situazioni l’intervento della proprietà è indispensabile
Bologna, obiettivo Ndoye: serve l'intervento di Saputo© EPA
Claudio Beneforti
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BOLOGNA - Volere in questo caso è anche potere, anche perché nessuno sta chiedendo la luna a Joey Saputo, il discorso è che ora serve un (altro) suo piccolo sforzo per dare un seguito a quello che è stato costruito nel campionato passato. Certo, guai a dimenticare che ha investito oltre 250 milioni di euro e di conseguenza può essere anche legittimo che da qua in avanti voglia andarci piano e chieda anche di rientrare, ma ha scelto il momento meno opportuno per fare questo passo. Ci spieghiamo meglio: Saputo ha capito troppo tardi di avere gli uomini sbagliati (e sempre troppo tardi glielo ha fatto capire chi avrebbe dovuto farlo), che di sicuro avrebbero potuto fare tanto di più con tutti i soldi sui quali potevano contare, ecco perché sarebbe un peccato se proprio oggi che finalmente sono arrivati a Casteldebole gli uomini giusti pretendesse un ridimensionamento delle spese. Perché Saputo deve sapere che non è assolutamente un caso che quest’anno il Bologna abbia fatto 54 punti in classifica, abbia perso per 2 punti la possibilità di giocare la Conference League (nonostante abbia battuto due volte la Fiorentina) abbia giocato e lottato fino all’ultimo secondo dell’ultima partita (vedi il gol del 3-2 di Lewis Ferguson nel recupero di Lecce-Bologna) e che il popolo rossoblù si sia divertito fino a giugno, come da tanti anni non accadeva più.

Serve Saputo, per Motta e i tifosi

Il popolo rossoblù, appunto, che ora merita di continuare a credere che il Bologna possa crescere dopo aver evidenziato con i fatti (in questo caso la sottoscrizione degli abbonamenti) quanto sia pronto anche a dare. Il punto è che Saputo non si è mai accorto fino in fondo della fame di calcio che c’è a Bologna abitando in Canada e trascorrendo a Bologna solo qualche giorno nel giro di un mese o due, ed è questo uno dei motivi per i quali un presidente più vive la città e la squadra più coglie gli umori di tutti e due, e meglio può capire come doversi comportare di conseguenza. Dove vogliamo arrivare con questa lunga premessa? Giovanni Sartori e Marco Di Vaio hanno trovato l’accordo con Dan Ndoye per quanto riguarda la durata del contratto (fino al 2027 e opzione per l’anno successivo) e l’ingaggio, ma non avendo disponibilità economiche stanno facendo inevitabilmente fatica a chiudere l’operazione con il Basilea. Soprattutto ora che su questo ragazzo svizzero del 2000 è arrivato come al solito il Torino, a fare quanto meno un’azione di disturbo e a far alzare i numeri. E su per giù lo stesso discorso va fatto per Roland Sallai del Friburgo, che è disposto a cederlo solo in prestito con obbligo, nonostante l’ungherese stia pressando il suo club per avere il via libera per l’Italia. Morale: Sartori e Di Vaio vorrebbero accontentare Thiago Motta, ma per farlo devono avere per forza un aiuto da parte di Saputo. E devono averlo entro tempi brevi, altrimenti questi due obiettivi sfumeranno.

Mancano 3 esterni, come minimo

C’è da dire che fin qua il Bologna non ha fatto cessioni, è vero, ma quando porti i calciatori a scadenza questo è il minimo che ti possa capitare, tuttavia ci chiediamo perché questo stato di cose dovrebbe pagarlo chi non ha colpe e sta solo tirando la corda per permettere alla sua società di guadagnare ugualmente il più possibile. Fin qua il Fenerbahce ha offerto 9 milioni per Nicolas Dominguez, ma Sartori e Di Vaio pretendono di più, e al tempo stesso stanno sperando che altri clubs arrivino sul centrocampista argentino. A oggi a Thiago Motta mancano tre esterni (due di attacco e uno di difesa) più l’eventuale sostituto di Dominguez, e mancando venti giorni all’inizio del campionato è legittimo che li vorrebbe entro tempi brevi. L’idea di riportare Roberto Soriano a Casteldebole? Bene, anche Thiago dà la sua benedizione al suo ritorno ma come uomo in più, e non al posto di uno dei tre o dei quattro.


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